Quando Casanova inganna se stesso

Giacomo Casanova ha sempre attratto sia gli scrittori che i commediografi di varie generazioni, che a lungo si sono soffermati sulla figura del grande veneziano esaminando attentamente (quasi certosinamente) la sua autobiografia. Per cercare e trovare in qualche angolazione inedita del suo mitico personaggio, visto attraverso lo specchio del narratore, la misteriosa ragione del suo irresistibile fascino. Specialmente gli scrittori di lingua tedesca, da Huvo von Hoffmanstahl fino ad arrivare a Arthur Schnitzler. Il quale nel mirabile romanzo Il ritorno di Casanova tratteggia un ritratto dell'artista della seduzione, indagando con doloroso compiacimento sulla tragedia della vecchiaia dell'eroe. Cosa resta infatti al simbolo vivente della carne e della seduzione quando gli anni lo trasformano nel patetico residuo di se stesso? Schnitzler lascia irrisolta la questione limitandosi a farci comprendere che dopo lo slancio della giovinezza ci aspetta solo la miseria del trapasso. Ora Fedederico Tiezzi regista e Sandro Lombardi interprete ci presentano questo testo come un'eco che viene dal profondo. Che nella coscienza lacerata dell'eroe la giovinezza passata si affaccia nella figura del tenente Lorenzi (Alessandro Marini) suo fortunato rivale in amore.

Fino a quando la parola di Casanova si spegne in una mirabile interpretazione che Lombardi ci consegna in una grande lezione di stile fino al trasalimento della morte. Successo.

IL RITORNO DI CASANOVA - Milano, Teatro Studio Melato.

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