Quando il vaudeville diventa una (bella) farsa

Florian Zeller ha ottenuto a Parigi un successo straordinario con Une heure de tranquillité, interpretato in teatro da Fabrice Luchini e trasportata al cinema da Patrice Leconte. Adesso un regista interessante come Massimo Ghini, col titolo italiano Tutti pazzi in casa mia, porta avanti la tradizione francese della pochade alla Feydeau. Dunque, lui tradisce lei con la migliore amica di sua moglie e lei lo tradisce con il miglior amico di suo marito. Da questa liaison nasce un figlio disturbato che mangia topi vivi durante i concerti hard rock. La differenza sostanziale con la Belle Epoque è che in questa pièce le corna hanno la stessa importanza degli allagamenti provocati da un idraulico incompetente, dalle proteste di un vicino di casa e dalle telefonate di una madre saccente. Un'ora tranquilla è quella che vorrebbe avere il protagonista per poter ascoltare una rara incisione di jazz. È sabato e l'uomo si precipita a casa per poter gustare quel disco in religioso silenzio. Ma ciò gli viene impedito dalla moglie che vuole confessargli il suo tradimento, dall'arrivo dell'amante, da quello dell'idraulico e dalla madre che per telefono gli elenca gli amici recentemente scomparsi. Tutti criticano il disco appena acquistato. Dando luogo a situazioni esilaranti.

Inutile dire che quando gli attori italiani si misurano col vaudeville trasformano tutto in una farsa. Si agitano, urlano, gesticolano. Non sfugge alla tradizione nemmeno la regia di Ghini che avrebbe potuto evitare alcune pesantezze. Comunque, sia un gran successo.

TUTTI PAZZI IN CASA MIA - Roma, Teatro Eliseo.

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