Ne Il mondo che ho visto, Mario Praz fornisce la definizione del viaggio perfetto, che unisce lo spostamento nello spazio a quello temporale. Cosa possibile in Sicilia, terra dagli stridenti contrasti. Praz descrive un viaggio da Piazza Armerina a Savoca, paesello montano tra Taormina e Messina. È il 1956 e a Piazza Armerina hanno appena riportato alla luce i mosaici della Villa Romana del Casale. «Con la mente ancora intronata dalla violenta esaltazione della vita fisica intravista», che gli pare «un immenso circo fissato con un'arte violenta», il giorno dopo, lo scrittore si trova di fronte alla cripta dei cappuccini, un cimitero di corpi mummificati, «uno spaventoso spettacolo di danza macabra».
La ricerca del viaggio perfetto è proprio la chiave di lettura di Sicilia sconosciuta. Itinerari insoliti e curiosi (Rizzoli), ormai un classico di Matteo Collura, ristampato per la quinta volta dopo 38 anni (un record!), con pochissimi aggiornamenti, splendide foto di Melo Minnella e senza perdere un grammo di freschezza e attualità. Ciò, in quanto, come ricorda l'autore nella prefazione, citando Sciascia, che a sua volta si rifaceva a Pirandello, «la Sicilia è un sistema di isole contenute in un'isola» e spostandosi tra queste «isole» s'incontrano le differenti Sicilie, che fanno, tutte insieme, un continente non facilmente decifrabile. Figli di Anteo, ha definito i siciliani lo storico catanese Tino Vittorio, con riferimento alla loro lontananza dal mare, che mai, prima dell'avvento del turismo di massa, è stato il greco pontos che unisce, ma piuttosto un nemico da cui guardarsi, foriero di pirati e invasori. Da isola a isola, spostandosi dalla costa verso l'interno, cambiano paesaggio e atmosfera, come già in un aureo libretto di Sellerio, aveva evidenziato Vittorio Frosini, distinguendo tra Sicilia solare e Sicilia lunare
L'opera di Collura segnala un centinaio di itinerari che nulla hanno in comune con le stereotipate immagini pubblicitarie. Non tantissimi, ma neanche pochi. Quanto basta per rendersi conto delle dimensioni della Sicilia e di quanto ancora resti di sconosciuto al suo interno. Il segreto del successo e della eccezionale longevità della guida consiste nel fatto che conduce il turista, anche isolano, alla scoperta di luoghi non frequentati, magari perché, essendo difficilmente accessibili, si sono salvati dalla speculazione edilizia o dal cattivo gusto della modernità. Altre volte si tratta invece di angoli sconosciuti di luoghi famosi, che l'autore presenta nella giusta luce, magari collegandoli a un riferimento letterario. Modica, ad esempio, si lega a uno fra i migliori romanzi di Bufalino, il musicale Argo il cieco. Ovvero i sogni della memoria. L'esagono di Grammichele, con Vizzini, Licodìa Eubea e Caltagirone sono città verghiane, mentre Bronte è la ducea di Horatio Nelson, l'eroe di Trafalgar. Dal barocco della fulgentissima Naro, al convento gattopardesco di Palma di Montechiaro. Dalla strada per me più bella della Sicilia collinare, la mare-monti Siracusa-Palazzolo, agli arazzi di Marsala, al Caos di Pirandello, alla sciasciana Regalpetra. Collura racconta una Sicilia-continente.
Esce ancora in questi giorni un altro bel volume dedicato all'isola- regione più grande d'Italia. Si tratta di La Sicilia degli dei. Una guida mitologica (Raffaello Cortina Editore) di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani. Qui la chiave di lettura è il mito, la grecità mentale, per dirla con Alberto Savinio, raccontati a quattro mani da uno storico e da una docente di Mitologia. Gli dei sono rimasti in Sicilia, spiegano gli autori.
Se ne percepisce la presenza nei tramonti di Agrigento e Selinunte, nel parco archeologico più bello del mondo Nel teatro di Siracusa dove sono al momento in corso le rappresentazioni classiche il mito «ritrova la voce potente che dovette avere nel V secolo a. C», quando la Sicilia, la Magna Grecia, scrive Piovene nel suo Viaggio in Italia, era ciò che è oggi l'America per noi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.