E' disponibile su Netflix il remake italiano di "Gli Infedeli", campione d'incassi francese che, a dirla tutta, non era poi un gran film. Il titolo d'Oltralpe scimmiottava certa nostra commedia dell'età d'oro, quindi era lecito aspettarsi che la versione nostrana avesse qualche chance in più di deliziare il pubblico. Invece anche la pellicola odierna, diretta da Stefano Mordini,
pur fotografando con amara ironia il sempiterno malcostume delle "corna", concede poco più che qualche sorriso stiracchiato.
Appurato che Jean Dujardin e Gilles Lellouche, come protagonisti, avevano un altro fascino rispetto ai nostri Scamarcio e Mastandrea, l'indole adultera dei personaggi interpretati resta la medesima ed entrambi i film suggeriscono che sia incurabile perché connaturata al maschio. E' a supporto di questa tesi che nascono i cinque episodi in cui si declinano modelli di uomo che spaziano tra l'immaturo e il meschino.
In capitoletti occasionalmente grotteschi e licenziosi, ma purtroppo quasi tutti stabilmente noiosi, il tradimento viene sviscerato con sguardo irriverente. Ci sono soggetti boriosi, cui dà il volto Scamarcio (qui anche cosceneggiatore e coproduttore), e altri più bonari, affidati a Mastandrea, accomunati da relazioni parallele e atteggiamenti scorretti.
Il ventaglio di situazioni è vario. Ci sono i coniugi il cui dubbio di un tradimento complica la partenza per le Maldive, una coppia in vena di confessioni reciproche, un venditore deciso a mettere sessualmente a frutto una trasferta lavorativa, un impiegato con la segreta passione per un locale porno e un marito diabolico pronto a far credere alla moglie di essere pazza. A conclusione dell'ensemble, una cena tra fedifraghi in vena di chiacchiere piccanti.
Malgrado "Gli infedeli" venga "venduto" come ispirato alla tradizione della commedia all’italiana, in particolare a certi film a episodi come "I mostri" di Dino Risi, la verità è che per toni e stile somiglia più a titoli alla "Rimini Rimini", senza però saperne replicare il pecoreccio cult.
Tra i gaudenti della menzogna il più convincente è Massimiliano Gallo, purtroppo sottoutilizzato, mentre in generale, a rubare la scena, sono le tradite Laura Chiatti e, soprattutto, Valentina Cervi.
"Gli infedeli", col suo piccolo squallore quotidiano che non assurge mai a vera farsa cinematografica, in sostanza è solo una mesta carrellata di macchiette
maschili che non fa malinconia, né diverte.Un'occasione persa: anziché esplorare la mitologia del desiderio, ci si sofferma sul piccolo machismo d'accatto di uomini vigliacchi e narcisi la cui unica arma di seduzione è il bluff.
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