La sottile arte della vendetta, Tom Ford regista con stile

Il guru della moda azzecca il secondo film ("Nocturnal animals"): una storia ambigua e violenta con immagini di grande impatto

Tom Ford con gli attori Amy Adams e Jake Gyllenhaal,
Tom Ford con gli attori Amy Adams e Jake Gyllenhaal,

da Venezia

Ha uno degli incipit visivamente più potenti, belli e, solo in prima battuta, disturbanti, visti recentemente al cinema. Nocturnal Animals, opera seconda di Tom Ford in concorso alla 73a Mostra di Venezia (come il suo esordio del 2009 A Single Man), uno degli stilisti più importanti al mondo, si apre con una serie di donne nude, molto più che «cicciottelle», che ballano incuranti del movimento, anche vorticoso ma ipnotizzante, delle loro carni flaccide, dei cesarei non più freschi parafrasando De André. Poi, uscendo dai titoli di testa e allargando il campo, scopriamo che si tratta di un'installazione d'arte, un po' come quelle di Bill Viola, ospitate dalla protagonista del film, gallerista Susan Morrow (interpretata da Amy Adams che, dopo Arrival, si candida ancora di più a una nomination all'Oscar): «Volevo ambientare la storia nel mondo contemporaneo e soprattutto immergere immediatamente lo spettatore nel film», racconta il regista.

E la descrizione del mondo dell'arte, effimero eppure così duraturo e importante anche economicamente, è precisa e tagliente. La plastica è nelle opere ma anche dentro gli zigomi delle segretarie. Sembra che il regista-stilista trovi dei punti in comune con quello della moda. L'apparenza inganna sempre. Come quando la protagonista dice al marito, in un rapporto che già intuiamo stanco e al capolinea, di non preoccuparsi della situazione un po' difficile perché «tanto basterà prendere qualche opera di giovani artisti e tutti crederanno che siamo messi bene e che non siamo al verde». Ma è l'arrivo nella loro lussuosissima casa, tra opere di Jeff Koons e Damien Hirst, di un manoscritto, il romanzo intitolato appunto Nocturnal Animals, dell'ex marito Edward, che farà prendere a Susan, e al film, un'altra strada, un vero e proprio spiazzante detour. E il racconto, scritto, diventa quello visivo con un contenuto violento e devastante, di una famiglia (padre, madre e figlia adolescente), che viaggia di notte in auto nel deserto del Texas e viene speronata da tre balordi. Una tranquilla notte di paura. E morte. Susan è molto colpita dalla scrittura di Edward, che ha il volto dell'attore Jake Gyllenhaal, e inizia a ricordare i momenti più intimi della loro storia d'amore. Inclusa la separazione da lei voluta. Così a poco a poco la lettura del romanzo si trasforma nel racconto di una vendetta. Che è quindi anche quella dell'ex marito su di lei.

Tratto dal romanzo Tony & Susan di Austin Wright (Adelphi), Nocturnal Animals si prende alcune libertà rispetto all'originale: «Dal Nord-Est statunitense siamo passati all'area dell'Essex che io conosco bene. Ma un conto è un film, un altro un libro che se, tradotto letteralmente, non può trasmettere gli stessi sentimenti. Qui poi, nella pagina scritta, è quasi tutto un monologo interiore», dice il regista che sta prendendo gusto con il cinema e annuncia già di voler fare tanti altri film.

Jake Gyllenhaal racconta invece di come è entrato nel personaggio di questo padre che non riesce a proteggere la moglie e la figlia: «Ho pensato alla vita reale e mi sono detto che avrei agito in maniera diversa trovandomi in una situazione simile. Poi ho capito che il suo comportamento era possibile, una metafora del non lottare per quella cosa, per quegli amori». Mentre Amy Adams si è abbandonata alle indicazioni del regista: «Quando ho iniziato a preparare il ruolo, devo ammettere che non mi piaceva. Poi ho scoperto la ricchezza del personaggio che Tom Ford mi ha spiegato pazientemente. È stato fondamentale perché bisogna riuscire sempre a fare riferimento a noi stessi quando interpretiamo un personaggio».

Film di scelte, di percorsi mai lineari, Nocturnal Animals in uscita il 17 novembre è, per il regista, «una pellicola che esorta a confrontarsi con le scelte che facciamo nel corso della vita e sulle conseguenze delle nostre decisioni.

In una cultura sempre più usa e getta dove tutto, incluse le relazioni, può essere facilmente buttato via. È una storia sul senso di isolamento che tutti proviamo e sull'importanza di dare valore ai rapporti personali che ci sostengono nella vita».

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