Stephen King racconta: "Così ho trasformato 'La torre nera' in un film"

Da domani nelle sale italiane la versione cinematografica di una tra le saghe letterarie più amate. Lo scrittore spiega come ha lavorato per adattarla al grande schermo

Stephen King racconta: "Così ho trasformato 'La torre nera' in un film"

Quando arriva l'Apocalisse? Quando la mente d'un bambino farà crollare la Torre Nera che ci protegge dall'esterno. Dove si aggirano i demoni che Stephen King, tra i migliori narratori contemporanei, con oltre mezzo secolo di carriera e più di 80 libri scritti, concepisce in modo così eclettico da ispirare i film più diversi: da Shining a Il miglio verde e Le ali della libertà, dalla pagina allo schermo ogni volta, grazie alle sue mitologie pop, il successo è garantito.

E ora tocca a La Torre Nera (in sala da domani, mentre i fans scalpitano) scalare il box-office nordamericano: l'affascinante fantasy dal sapore western - girato dal danese Nicolaj Arcel e interpretato da Idris Elba nei panni del Pistolero Roland Deschain, che ha giurato di proteggere l'universo, e dal premio Oscar Matthew McConaughey, nel ruolo del malefico Uomo in Nero Walter O'Dim - al primo week-end di uscita si è imposto con 19,5 milioni di dollari. Si tratta di un'opera monumentale, collocata al centro dell'intera collezione kinghiana: il racconto epico de La Torre Nera consiste in otto romanzi focalizzati sull'eterna battaglia tra Bene e Male, mentre è in gioco il destino di più mondi. Preceduto da una polemica sui social, quando la scelta del Pistolero è caduta sull'attore britannico di colore Idris Elba, contestata dai fans di King, che descrive il personaggio come un uomo dalla pelle chiara e dagli occhi celesti, il film fa discutere, tanto che il New York Times critica l'assemblaggio dei clichés. Soprattutto i kinghiani di ferro nel film trovano alcune discrepanze, rispetto al libro.
Nel frattempo, il 69enne autore horror, che ha ispirato registi del calibro di Kubrick, De Palma e Cronenberg e che ha ricevuto la National Medal of Arts, la più alta onorificenza americana per un artista, si gode il successo nella sua eccentrica villa vittoriana di Bangor, nel Maine.

«Ho cominciato a scrivere La Torre Nera che avevo 22 anni, subito dopo aver terminato gli studi al college. Perciò si può dire che mi ci è voluta un'intera carriera. Ho iniziato presto a rendermi conto che avevo in mente tutti i personaggi relativi al Medio-Mondo, il mondo de La Torre Nera. Che poi è diventato il fulcro del mio universo immaginario: i personaggi che apparivano in altri libri, li vediamo ne La Torre Nera e viceversa», spiega. Ed è proprio la mescola dei generi più in voga che viene rimproverata al re dell'horror, incline alle stratificazioni geologiche dei suoi lavori: qui tra maghi, incantesimi e boschi - il film è stato girato nel deserto del Karoo e sulle catene montuose di Cederberg, in Sudafrica - confluiscono vari elementi di fantasia. Ma di quali influenze risente La Torre Nera?

«Ho subito molto l'influenza de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, nonostante non vada pazzo per elfi, orchi e alberi che camminano. Però mi è piaciuto molto quello che ha scritto Tolkien. All'incirca nello stesso periodo, ho visto il film Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone (il capolavoro è del 1966, ndr) e l'uomo senza nome di Clint Eastwood mi ha fornito l'ispirazione. Poi c'è stata anche una poesia di Robert Browning, Childe Roland alla Torre giunse, che ho usato per dare il via a questo fantasy epico. Ho scritto il verso L'uomo Nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì, ma non sapevo dove vivesse, né cosa fosse il Medio-Mondo, o che relazione avesse con il resto del mondo».

Nell'immaginario dello spettatore, la Torre Nera rappresenta il baluardo contro le tenebre e il fuoco che divorano tutto. «Bisogna immaginare un albero motore, o un perno, a cui sono collegati tutti i mondi. Che cosa succede se a un'auto si rompe l'albero motore? Non cammina più. La Torre è la forza e i pistoleri sono un antico gruppo di cavalieri devoti alla protezione della Torre. Purtroppo sono stati decimati - ne è rimasto soltanto uno, Roland. E contro di lui c'è un nemico pericoloso, che vuole abbattere la Torre», chiarisce King.

L'adattamento cinematografico di questo opus magnum, curato da Akiva Goldsman, Jeff Pinkner, Anders Thomas Jensen e Nicolaj Arcel e approvato da King stesso, qui anche produttore, inizialmente si presentava arduo. «La domanda era: come possiamo presentare al pubblico tanto materiale, così che gli spettatori possano comprendere e immergersi immediatamente nella storia, non importa se hanno letto il libro o no? Meglio entrare in medias res, il che vuol dire iniziare dal centro della storia. Si è dunque iniziato a scrivere dal centro della storia e poi sono stati inseriti i personaggi: da quel punto in poi, tutto è filato liscio come un treno merci», spiega l'autore di Portland, amato dalla Hollywood del business: da quattro decenni, dai tempi di Carrie, gli adattamenti delle sue opere, al cinema o in tivù, rendono molto. Da compulsatore di Twitter, King ha superato la polemica sulla scelta dell'attore britannico di colore Idris Elba.
«Non bado al colore della pelle degli attori. Soprattutto perché quando scrivo un personaggio mi metto dietro ai suoi occhi.

A meno che i miei personaggi non si mettano a passeggiarmi davanti, riflessi in uno specchio, non so quale aspetto possano avere. A 25 anni era come se, nella mia testa, ci fosse gente che scappava da un edificio in fiamme. Ora ho idee diverse. Non so se siano buone, sono idee».

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