"Stranger Things": Winona Ryder torna al successo

La fiction di Netflix fa sognare gli amanti degli anni Ottanta e regala una seconda vita all'attrice

"Stranger Things": Winona Ryder torna al successo

da Los Angeles

Chissà se quando l'hanno scritta, i fratelli Matt e Ross Duffer avevano immaginato che Stranger Things sarebbe diventata la serie tv dell'estate 2016, un successo a livello planetario. Lo show, in otto puntate e disponibile su Netflix dal 15 luglio, ha conquistato tutti, soprattutto i nostalgici degli anni Ottanta (e dei primi anni Novanta), visto che Stranger Things è una vera e propria elegia di quell'epoca. I richiami e le citazioni sono innumerevoli: dai Goonies a E.T., da Stand by me, a IT, Alien, John Carpenter e Stephen King. E poi ci sono le musiche dei Clash e di David Bowie.

Ambientata nel 1983 a Hawkins, una fittizia cittadina dell'Indiana, la serie narra gli eventi legati alla misteriosa scomparsa di un bambino e all'apparizione di una ragazzina molto particolare, Undici. A interpretare la madre di Will, il bimbo scomparso, c'è Winona Ryder, che non solo è un'icona degli anni Ottanta ma è un'icona degli anni Ottanta che indossa una giacca di velluto a coste: niente di più vintage, niente di più azzeccato. E dire che di lei si erano quasi perse le tracce dopo l'episodio di cleptomania in un negozio di Beverly Hills, che l'aveva portata all'arresto, nell'ormai lontano 2001. A pensarci bene, ha senso: popolarissima si fa beccare con le mani nella marmellata all'inizio del nuovo secolo e così scompare, per ritornare, più di un decennio dopo, con due importanti serie tv, entrambe - guarda caso - ambientate negli '80: Show me a Hero, andato in onda lo scorso anno su Sky Atlantic, e Stranger Things adesso su Netflix. La troppa popolarità può fare brutti scherzi e forse, come ammette lei stessa, quel furto non fu che una maniera per farsi dimenticare: «A livello psicologico, ero in un momento in cui avrei voluto fermarmi e quell'episodio in qualche modo fu salutare, mi permise di prendermi una pausa. Il pubblico continuava ad associarmi agli anni Novanta e io ormai non ero più quella persona».

La pausa deve averle fatto bene. L'attrice quarantaquattrenne è infatti perfetta nei panni di quella mamma disperata: «Sono una madre dal cuore spezzato e sola, molto sola. Conosco molte donne così, in difficoltà». Joyce è un personaggio per cui la posta in gioco e le circostanze sono enormi per tutto il corso della stagione. «Tutti pensano che sia impazzita ma in realtà ho scoperto qualcosa d'importante spiega l'attrice, fiera di questo progetto a metà fra il thriller e lo sci-fi - Era un genere che non avevo mai esplorato prima».

E poi racconta degli sforzi fatti per piangere: «Ho passato due mesi a piangere tutti i giorni sul set ricorda la star Il problema è che non sono mai stata capace di farlo con la tecnica del mentolo, molto in voga tra gli attori, quindi l'unico modo era quello di piangere per davvero».

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