Torna la Guzzanti con la tv anti-Silvio Ed è subito noia

La comica dopo nove anni di nuovo in onda su La7. E si ricomincia da Berlusconi, Mediaset e Dell’Utri: lunga introduzione sul Ventennio del "duce" di Arcore

Torna la Guzzanti con la tv anti-Silvio Ed è subito noia

Il tempo medica, dicono. Però, intanto, passa. Al «medicamento» su misura ha provveduto in prima persona il Berlusca, uscendo da Palazzo Chigi e rientrando nei pro­pri possedimenti ( pubblici, priva­ti e pubblico-privati). Per il resto, gli ebdomadari televisivi sono im­pietosi anche nei confronti della bella incazzata nel bosco, la Sabi­na di lotta senza governo, tecnico o tradizionale che sia. Più che il vol­to, ben corretto e comunque gggg­giofane, come direbbe il Pierino Chiambretti, gli anni si sono, sen­za far nulla, accaniti sul suo dire già sentito, ormai d’antan .

«La satira può fare quel c...o che vuole» aveva tuonato in conferen­za stampa. E quel cazzo che vuole lei ieri sera l’ha fatto, l’ha detto, scendendo (ma soltanto material­mente, non certo metaforicamen­te...) dall’albero della scarna sce­nografia di Un due tre stella , lo show di La7 pensato su misura per lei. Azionando la mascella voliti­va, la Guzzanti ha esordito con un classico dell’«io lo so che voi sape­te che io so che voi sapete ». Gonna lunga e lingua incespicante, ha buttato lì un: «Che cosa stavamo di­cendo, prima di essere interrotti nove anni fa?». Ma certo, ecco a voi «la legge Gasparri». Siamo a livello di archeologia televisiva, roba da Teche Rai. «Ah, la memoria stori­ca, ah, il sociale», avrà a quel pun­to pensato lo spettatore avvertito della Telecom tv.

«Abbiamo ottenuto un contrat­to nel rispetto dei diritti umani», rassicura il colto e l’inclita la Sabi­na, parodiando «il Canaro» Stella, il boss della rete omaggiato nel tito­lo. Dunque, campo libero, ma sen­za volgarità, per l’amor del cielo,la volgarità mai: è roba Mediaset. A proposito di Mediaset, guarda un po’ chi si risente:Silvio.Ma non do­veva essere finito, sepolto sotto una marea di faldoni e di figure di...? Il Nostro (e soprattutto il Suo) «ha lasciato solo dopo che ha capito che rimanere significava penalizzare le proprie aziende». Un passo indietro pro domo sua , altro che balle. E, dopo la micro-pausa che vorrebbe essere più drammati­ca che autoironica: «Poi mi pren­dono in giro a me perché mi han­no truffato». Per colpa, sia chiaro, ma questo lo aggiungiamo noi, dei capitalisti dilettanti, dei magliari della finanza. Poi, sotto con i pro­cessi: il Mills e il Dell’Utri, bocconi scotti.

La bella incazzata nel bosco se­gue il vecchio, rassicurante sentie­ro dei nidi di ragno, e tesse la pro­pria tela intorno al mostruoso bozzolo del Cav. Quello che quando parlava «bisognava tappare le orecchie ai bambini» (poveri bam­bini, pure questo hanno dovuto sopportare...). Quello che adesso non c’è ma c’è, altrimenti, di che cosa parliamo quando parliamo di odio?

Da un ventennio (scarso) all’al­tro, che nei libri di storia si pregia qualche volta della «V» maiu­scola il passo non è breve, è un movimento impercettibile del sopracci­glio indignato. «Abbiamo pro­vato sollievo quando abbia­mo visto Monti presidente del Consiglio». Ma dove siamo? In un club di mon­­tezemolini, o all’Infedele di Ler­ner? Tranquil­li, ce n’è anche per il prof bocconiano, ma è soltanto un travestimen­to ingessato, una presa per il culo che si trasforma immediatamente in buffetto che vuole incoraggiare. Uh! Che brivido lungo la schiena i «filmati inediti» dell’esame all’X Factor di Supermariospread! E che frecciatine avvelenate alla An­nunziata (presidente della Rai quando fu rimossa Raiot , nel 2003...) che si fa bagnare il naso, in termini di ascolti, persino da Stanlio e Ollio.

Il resto è mancia. Nino Frassica che inanella battutine surreali a lunga scadenza, un economista di quelli bravi, il collegamento con Michael Moore,cappellino d’ordi­nanza, lezioncina sul vivere civile e democratico. E poi il fantasma di Marchionne, il volto truce dell’in­dustria.

La grande capitale come male assoluto, la democrazia, il premio Nobel a Obbbbama. E poi, tutti a letto con la soporifera inter­vista a Stefano Fassina, responsa­bile economico del Pd.

Grazie, Sabina, nove anni son volati in un attimo, non ce ne sia­mo nemmeno accorti. Che bello essere gggggiofani.

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