Un'opera, uno spettatore. È triste ma anche geniale

A Stoccolma il "Sigismondo" di Rossini sarà visto dal vivo da una sola persona. Gli altri, lo gusteranno da remoto

Un'opera, uno spettatore. È triste ma anche geniale

La notizia fa pensare, aldilà della tragica attualità. Martedì prossimo 7 aprile Sigismondo, opera che Gioachino Rossini compose nel 1814, andrà in scena all'Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma per un solo spettatore, estratto a sorte tra i prenotati. Gli altri godranno del pluripremiato allestimento in diretta nell'ormai consueta modalità da remoto.

Si sarebbe potuto rinviare o sospendere la rappresentazione, oppure immaginare qualcosa di scioccante ed estremo a mettere un reset alle nostre abitudini da spettatori tradizionali. Non significa che non compreremo più i biglietti, che non usciremo di casa per andare a teatro e alla fine dello spettacolo prenoteremo la cena in un buon ristorante, ma al momento non si può fare. Invece che fermarsi, meglio azzardare nuove strategie, anche solo per dire che la musica non è finita. Lo spunto per l'iniziativa è stato offerto da «One on One», un'idea nata dal Perm Opera and Ballet Theatre in Russia, dove un solo spettatore può fisicamente assistere allo spettacolo in programma, che viene condiviso in modalità live sulla rete. Il fortunato prescelto, assicurano da Stoccolma, verrà ricevuto non solo nel pieno rispetto della sicurezza, «ma anche - recita il comunicato stampa - conservando l'ospitalità e la gentilezza tutta italiana, secondo la quale un ospite si accoglie con caffè e pasticcini, rigorosamente sigillati in monoporzioni».

Emergenza che diventa stranezza? No, il Sigismondo per un solo spettatore offre una serie di interessanti suggestioni. Se fino a ieri abbiamo misurato il successo di musei, spettacoli, concerti, fiere, eventi dal numero di persone intervenute e dagli incassi, da qui in poi non sarà così. Quante volte ci siamo trovati a passeggiare con aria svagata e insofferente in sale strapiene di gente, affaticati da utenti indifferenti come da pacchetto turistico che include il Louvre, gli Uffizi, i Musei Vaticani? Sì, ci siamo stati anche noi in questi santuari della cultura, ma possiamo dire di aver davvero visto la Gioconda, la Primavera di Botticelli o la volta della cappella Sistina? E aldilà della condivisione di massa, lo abbiamo visto davvero il concerto di Vasco Rossi a Modena Park a 200 metri dal palco? Nei saloni, nei festival letterari in piazza, che parte gioca il puro struscio simil mondano rispetto alla reale attenzione per conferenze e dibattiti? E le inaugurazioni delle mostre, tra politici impreparati e gente accalcata al bancone del rinfresco, quanti poi metteranno mano al portafoglio per sostenere davvero il giovane artista?

La modalità dell'«One on One», che magari si estenderà a due (per la buona educazione l'invito si intende sempre a coppia), si porta dietro un fascino non indifferente, qualcosa che rimanda all'immersione nell'opera come golfo mistico secondo Richard Wagner. O a quelle proiezioni private per produttori e registi nel cinema hollywoodiano, prima che il film uscisse in sala.

Ci si domanda se vi sia una contraddizione tra un privilegio così esclusivo e l'utenza democratica della rete, o se sono due specchi opposti che si riflettono e in entrambi si vede la stessa immagine. Prima dell'emergenza, internet aveva già introdotto l'ipotesi di una visione diversa e allargata, ma Walter Benjamin ne parla dal lontano 1935, spiegando che il Novecento era già il secolo dell'arte tecnicamente riproducibile: la musica si sente meglio a casa (sull'hi-fi) che dal vivo, i film si vedono più comodamente in tv che al cinema (e se hai un'urgenza puoi mettere in pausa), il teatro, l'opera, il balletto sono più godibili con i mezzi elettronici che in sale dove fa troppo caldo, c'è sempre qualcuno che tossisce o, peggio, gli squilla il telefono.

In attesa che i musei riaprano al grande pubblico, perché non offrire pacchetti singoli, a coppie, a piccolissimi gruppi con quel trattamento di favore per solito appannaggio di autorità e paraculati? Goditi il lusso di qualche minuto da solo davanti a Caravaggio, esperienza indimenticabile, altro che le orribili mostre virtuali degli ultimi tempi.

Convincerò i miei amici galleristi a provare questa strada. Invece di investire sul buffet per duecento persone, apriamo la mostra senza inaugurare, ci dedichiamo al collezionista, allo studioso, all'appassionato accompagnandolo come un ospite di riguardo e dedicandogli il tempo necessario.

Ne potranno venire diversi vantaggi e anche le opere nuove, quelle nate «al tempo del Coronavirus» sceglieranno modalità più sussurrate, meno gridate, richiedendo un'altra soglia di attenzione e non il modo distratto di sempre.

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