Abel Ferrara: "Uscito dal mio inferno, ora voglio raccontare i miracoli di Padre Pio"

Il regista, all'Ischia Global Festival, mostra l'anteprima del film sul santo di Pietrelcina

Abel Ferrara: "Uscito dal mio inferno, ora voglio raccontare i miracoli di Padre Pio"

"Un santo è un uomo come tutti gli altri", dice Abel Ferrara, incollato a due bottiglie d'acqua minerale. Rapidamente beve da entrambe; quattro anni fa l'ha fatta finita con l'alcol e anche con la droga, grazie alla comunità di recupero di Leo Amici, nel salernitano. Ma qualcosa da ciucciare, un feticcio di dipendenza scomparsa, dev'esserci sempre, anche se non sei più un cattivo ragazzo di 65 anni. Magari il nuovo corso è opera di Padre Pio, santo al quale l'autore americano di Il cattivo tenente (1992) e Go Go Tales (2007) dedica il docufilm Searching for Padre Pio - in anteprima al Global -, mentre prepara il vero e proprio film sull'esistenza del frate mistico, interpretato dall'attore Luca Marinelli. "Ogni film che giro è personale, però la spiritualità di Padre Pio mi ha toccato da vicino", spiega, accompagnato dalla bella moglie moldava, che tiene in braccio Anna, la loro splendida bambina. Dove non è riuscita Asia Argento, l'ex-compagna di Abel, con la quale ha condiviso ogni discesa agli Inferi, fuori e dentro lo schermo, ha avuto successo la giovane Cristina: ha saputo sottrarre il discontinuo genio americano a una vita d'inferno. Pace, amore e Padre Pio.

Che cosa l'ha convinta a girare un film sul santo di Pietrelcina?

"Stando nel Sud d'Italia, ho avvertito una profonda vicinanza tra mio nonno Abel, col quale ho vissuto, e Padre Pio. Nati nello stesso anno, il 1887, entrambi condivisero gli stenti della Prima Guerra Mondiale e della miseria. Stessa generazione, stessa mentalità. Mio nonno, nato a Sarno, emigrò a New York; in Italia c'era soltanto miseria. Girando il docufilm in Gargano, ho sentito e amato Padre Pio con tutto me stesso. E finora, a 130 anni dalla sua nascita, nessuno lo ha ancora raccontato. Un'esistenza straordinaria. E poi, da buddhista, io medito. Credo nel karma. Anche Padre Pio meditava, dall'una e trenta di notte, fino alle quattro e mezzo del mattino, prima di dire messa".

Nel suo documentario, tra riti, inchieste sul campo e testimonianze di quanti conobbero il santo, emerge più il frate carnale e semplice che non il mistico in lotta col demonio. Il Padre Pio del suo erigendo film, sarà una figura laica?

"Tutti i frati recano, in sé, qualcosa di carnale. Il Sud è carnale... Ma Padre Pio, molto fisico, oltre ad essere una figura mitologica del Ventesimo Secolo, è un individuo. Era un contadino, esattamente come mio nonno. Una persona che veniva dalla campagna. E che ha fatto miracoli potenti come far costruire l'Ospedale Sollievo della Sofferenza, grazie al denaro raccolto nel suo nome. Questo è un miracolo tutto terreno: costruire, dal nulla, la migliore struttura ospedaliera del Sud".

Dal suo documentario si capisce che il frate venne usato dal potere per controllare le masse. Laddove non ha potuto la politica, è intervenuta la fede?

"Assolutamente sì. Fu usato a fini politici. Mentre negli anni Cinquanta al Sud la politica falliva - non c'erano infrastrutture, il popolo era isolato e tenuto nell'ignoranza -, la religione e la fede rappresentavano una valvola di sfogo. Anche ai tempi del Concordato tra Stato e Chiesa, la gente aveva bisogno di essere salvata da qualcosa di superiore".

L'incontro con la figura del santo, secondo lei, ha favorito il suo percorso verso la sobrietà?

"Ecco un altro miracolo terreno! Ma io l'ho voluto fortemente. Io mi sono 'salvato' da solo. Bisogna creare. Reagire. Fare cose buone. Il miracolo viene operato da se stessi".

Torna ai temi religiosi, dopo il film "Mary". Cos'è cambiato in questi dieci anni, dentro e fuori di lei?

"Praticamente tutto. Non sono più frenetico come prima. Ora mi piace ascoltare, per ore, Zi' Cosimo che parla di Padre Pio sotto gli ulivi del Gargano. Avevo quattro ore di girato, con i suoi racconti, ma ho dovuto tagliare, per non tediare. Nel mondo circostante, al contrario, la frenesia è aumentata. Io e le cose, a correnti alternate".

Oltre al film su Padre Pio, ha altri progetti?

"Sto preparando un soggetto con Willem Dafoe.

Sarà un film sul significato antropologico di 'differenza' e credo che lo girerò tutto dalle parti di casa mia, a Roma, tra Santa Maria Maggiore e Piazza Vittorio. Mescolando sacro e profano, rock e canti gregoriani, morti fisiche e rinascite interiori".

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