Virginia Feito: "Svelo incubi nascosti"

La scrittrice spagnola esplora il lato oscuro di vite all'apparenza perfette

Virginia Feito: "Svelo incubi nascosti"

È un obiettivo di confine quello che si pone Virginia Feito con il suo romanzo di esordio, il thriller psicologico Mrs March. La moglie dello scrittore, appena arrivato in libreria per Harper Collins (traduzione di Stefano Beretta, 336 pagine, 19 euro). L'autrice spagnola, già bestseller nel suo Paese, è stata paragonata dalla critica europea ed americana ad alcuni pezzi da novanta e non solo di genere: sono volati i nomi di Patricia Highsmith, Ottessa Moshfegh, Margaret Millar. Il motivo è proprio quell'obiettivo di confine che dicevamo: la storia della signora March infatti, da un lato è senz'altro quella di una moglie sotto assedio per via della sua ossessione per le apparenze e il buon vivere sociale, appendice di un marito trofeo, scrittore giunto al suo ennesimo successo. Dall'altro lato tuttavia, quello oscuro, si addentra nei territori della psiche con ipnotica competenza, trascinando il lettore in un vero e proprio flusso di coscienza noir: «Il mio romanzo è prima di tutto un test che il lettore fa con se stesso» ci spiega la Feito. «Chi è questa donna? Simpatizzi con lei? La vuoi difendere? È redimibile? La giustifichi? In base a quello che accade nella mente della signora March, ciascun lettore capirà chi è lei, ma anche chi è lui stesso».

La signora March a prima vista è quasi normale: è una casalinga che si concentra su come la vedono gli altri e obbedisce alle imposizioni della pressione sociale fino a sfiorare la paranoia, è vero, ma è anche una moglie sofisticata ed elegante, con una vita coniugale che è il suo miglior biglietto da visita, pronta a esporre casa e rapporto al prossimo party. È appunto una festa quella che sta organizzando quando il romanzo comincia, proprio come accade in un classico senza tempo come Mrs. Dalloway di Virginia Woolf: «Quando ho iniziato a scrivere questa storia avevo appena visto il film Le ore tratto dal romanzo di Michael Cunningham, sulla vita della Woolf», racconta la Feito. «Strizzo l'occhio alle citazioni, ma quel romanzo non è il mio modello: cercavo una cifra dark, cupa, ossessiva, alla Rosemary's baby, piuttosto. Il mio obiettivo era trovare un personaggio femminile che non rispondesse ad alcuno stereotipo sul bene e il male come lo intendiamo quando leggiamo un romanzo di genere, che avesse ricevuto una punizione che la portasse a non fidarsi di nessuno e di cui sapessimo poco o nulla di davvero profondo. Ne è uscito un libro sull'identità nessuno chiama mai Mrs March per nome di battesimo e il lettore stesso scopre solo alla fine come si chiama - e su come le persone arrivino a progettare una personalità nel tempo, a costruirla fino a che non seppellisce tutto quello che sono veramente. A quel punto crollano». Nel romanzo il crollo è gotico e compulsivo: Mrs. March vede scarafaggi e cimici invadere lo spazio perfetto che dovrebbe essere la sua casa. Forse sono reali, forse proiezioni: quel che conta è che lei ne diviene ostaggio: «Gli insetti rappresentano le nostre paure.

Ma rappresentano anche, in particolare gli scarafaggi, uno stigma sociale: quando raccontavo a qualcuno, persino ai miei amici, che avevo trovato uno scarafaggio in casa, mi sentivo subito giudicata» chiosa la Feito. «Lo scarafaggio non c'è nelle case rispettabili: lo scarafaggio si trova solo dove c'è sporcizia, povertà, prostituzione. È una cosa orribile che accade a persone orribili».

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