Virus, stragi e silenzi. Se non fosse tutto vero sembrerebbe un thriller (di Lawrence Wright)

Il giornalista americano mesi fa immaginava un mondo devastato da un morbo invincibile

Virus, stragi e silenzi. Se non fosse tutto vero sembrerebbe un thriller (di Lawrence Wright)

Un virus che nasce in Asia, aggredisce il pianeta nella primavera del 2020, costringe al lockdown le nazioni tutte e distrugge il sistema economico? Già scritto da un Pulitzer e in bozza da inizio di quest'anno. Se ne parla sui media di tutto il mondo da fine febbraio, ma arriva solo ora in ebook in contemporanea globale: il romanzo Pandemia (Piemme, e-book 5,99 euro, cartaceo pagg. 432, euro 18,90, in uscita il 5 maggio) di Lawrence Wright è senza dubbio la Cassandra per eccellenza dell'emergenza Coronavirus. Averlo scritto è il corrispondente in letteratura obiettivo impensabile persino per un giornalista del New Yorker, saggista di razza e vincitore del Pulitzer come Wright di quello che sarebbe in medicina l'aver trovato un vaccino al Covid per un ricercatore: l'autore ha predetto più o meno tutto quel che ci sta accadendo e ha già pure provato a spiegarlo, con flussi economici e intrighi politici internazionali. Oltre due anni di fatiche, pare gli sia costato, ma leggendo questo thriller si stenta a credere che una tale preveggenza possa risalire a un periodo in cui l'evento pandemia sembrava ai più lontano quanto i replicanti di Blade Runner.

Ma cominciamo dall'inizio. Wright non è uno che scrive romanzi, tuttavia è dalla fiction che spesso prende le strutture e l'ispirazione per mettere insieme i pezzi dei suoi puzzle-reportage. Il titolo che gli ha assicurto il Pulitzer, Le altissime torri (Adelphi), è una dissezione anatomica sull'11 settembre che parte sul campo e connette puntini reali, inserendo nello stesso piano di azione indagini spregiudicate dell'FBI, il fondatore del jihad e le basi di al-Qaeda, proprio come se fossero personaggi di un romanzo. Più o meno all'inverso Wright ha invece proceduto per Pandemia: ha usato la sua credibilità di reporter per raggiungere scienziati, epidemiologi, fonti ufficiali dei governi mondiali ed esperti militari e poi ha costruito, usando le loro dichiarazioni e i materiali ottenuti, una vera opera di narrativa. L'idea gli è venuta in parte perché è rimasto soggiogato dal fascino delle armi biologiche: invisibili, imprevedibili, letali. In parte perché anni fa ebbe una conversazione con il regista Ridley Scott a proposito della risposta alla domanda: «Che cosa potrebbe portare la società a spaccarsi?».

Al centro di Pandemia, ambientato nella primavera del 2020, una «influenza emorragica» mai vista prima e molto aggressiva - quello che potrebbe essere il nostro Coronavirus che si sviluppa in un campo profughi a Giacarta e provoca, in poche ore, 47 morti. Il caso viene presentato all'Assemblea Mondiale sulla Salute a Ginevra e il nostro eroe, l'instancabile epidemiologo Henry Parsons (ecco, questa è l'unica cosa che, se riscrivesse il libro oggi, Wright magari cambierebbe: la figura dell'epidemiologo di fama mondiale che capisce al volo cosa accade e segue la giusta pista del virus come un bracco col tartufo) parte per l'Indonesia, dove il peggio è già avvenuto: l'apocalisse del contagio si è ormai diffusa in modo irrimediabile. Ma il personale «Paziente 1» di Parsons, il suo autista, nel frattempo parte per la Mecca in pellegrinaggio e il virologo si mette sulle sue tracce, intuendo il rischio. Troppo tardi. Il mondo è in balìa del panico e della pandemia. È qui che si affacciano altre somiglianze stringenti con la contemporaneità: tensione tra superpotenze, sospetti sulla creazione del virus in laboratorio a scopi egemonici, possibile ruolo delle armi chimiche nel la diffusione.

Il libro è godibilissimo ed è chiaro che la simulazione su cui Wright si esercita nel narrare è congegnata nei minimi dettagli, perciò rende credibile un grande complotto globale in cui ognuno degli attori ha obiettivi diversi e ottenere, agli occhi del lettore, quella che si chiama «eterogenesi dei fini», ovvero un finale inaspettato, viste le premesse. Quel che conta, secondo Wright, non è solo è capire perché gli eventi accadono ma che cosa potrebbe succedere dopo e chi ne beneficia ovvero chi sono i burattinai del futuro, poi che si tratti di Covid-19 o di Ebola poco importa.

A mancare alla popolazione al pari delle cure, quando un evento del genere si verifica, è la trasparenza, secondo un Wright, oggi in isolamento a Austin, Texas: «Quando capiscono che gli si sta mentendo, le persone vanno nel panico» ha commentato Wright nella sua intervista di due mesi fa a Bloomberg non a caso una testata economico-finanziaria a proposito della ricerca che sta dietro al libro. «Il ministro della Salute iraniano negava a proposito del Coronavirus mentre sudava per la febbre».

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