Visual e idee. Rai Radio diventa ancora più riconoscibile

C'era Carlo Fuortes alla sua prima apparizione davanti ai giornalisti come Ad della Rai: "Crediamo nel futuro della radio e investiremo risorse nella sua trasformazione digitale"

Visual e idee. Rai Radio diventa ancora più riconoscibile

C'era Carlo Fuortes alla sua prima apparizione davanti ai giornalisti come Ad della Rai: «Crediamo nel futuro della radio e investiremo risorse nella sua trasformazione digitale». E c'era pure Pippo Baudo (in grande forma a 85 anni) per ritirare un premio e ricordare programmi storici come Gran Galà, che era il varietà alla radio fatto il venerdì sera: «Ho iniziato a trasmettere nel 1961, nella mia carriera ho fatto più radio che tv». Ma al centro c'era soprattutto la nuova stagione di RaiRadio diretta da Roberto Sergio (foto): «Abbiamo il 71 per cento di prodotto in più» ha spiegato dalla storica Sala B di via Asiago a Roma prima di lasciare la parola ai singoli direttori di rete. Simona Sala della sempre più dinamica Radio1 ha annunciato (evviva!) un Radio Anch'io al sabato che si intitola Sabato Anch'io, confermando oltretutto la saggissima decisione di avere radiogiornali più «corposi» rispetto alle «snack news» distribuite da tanti network. Tra gli altri progetti, Paola Marchesini di Radio2 ha annunciato i live originali di Radio2 anche in Visual su Rai Play, che partono subito con il concerto intervista a Carmen Consoli. «Siamo la radio che si vede in tv senza snaturarsi», ha detto con il suo garbato accento torinese.

Poi Andrea Montanari della sempre più focalizzata Radio3. E Angela Mariella, vera sorpresa alla rinata Isoradio. In poche parole, al netto delle strategie commerciali (di cui ha parlato il presidente di Rai Pubblicità, Maurizio Fattaccio), l'impressione è che radio pubblica abbia ritrovato identità dopo qualche sbandamento aziendale e, soprattutto, la feroce crescita di social e web. Ora l'identità è precisa e, come confermano Marchesini e Sala, «noi diamo contenuti ai social ma non ci facciamo dominare dai loro contenuti, siamo sempre originali». Una posizione totalmente condivisibile ma talvolta ignorata da altre realtà radiofoniche.

Infine il futuro tecnologico: «Credo che si debba arrivare a una copertura universale digitale, con la modulazione di frequenza che ci sarà finché è necessario che ci sia, ma serve una data. Io chiedo una data, che sia il 2025, il 2030». Sarà questa una delle prossime svolte per la radio che verrà.

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