Il grande regista Franco Zeffirelli, morto oggi all'età di 96 anni, negli ultimi anni della sua vita decide di scendere in politica per la grande amicizia che lo lega a Silvio Berlusconi.
"Come politico può essere criticato, spesso abbiamo idee diverse, ma è un amico straordinario e umanamente non è secondo a nessuno”, disse il regista fiorentino in un'intervista rilasciata all’AdnKronos nel 2014 al termine di un incontro con Berlusconi. E aggiunge: "Prima di chiudere gli occhi voglio fare qualcosa di bello per la mia città, e Berlusconi condivide la mia visione, perché anche lui è un amante delle arti”. Zeffirelli, senatore con Forza Italia per due legislature, nel ’94 e nel ’96, viene ricordato per essere stato primo firmatario di un disegno di legge riguardante le "Norme per la sostituzione fedecommissaria nella successione avente ad oggetto beni culturali" e un altro relativo alle "Nuove norme in materia di tutela dell'embrione e di procreazione medicalmente assistita". Zeffirelli, cattolico e omosessuale, era uno dei pochi registi italiani dichiaratamente di destra e, per questo motivo, mal visto a sinistra :“Mi odiavano perché non mi accodavo. Addirittura perché credo in Dio. Ma l'odio dei comunisti mi ha solo spinto a fare di più e meglio. Anche se l'ho pagato caro. Non solo con pregiudizi e ostracismi di tutti i tipi – non a caso ho svolto la mia carriera soprattutto all'estero".
Il senatore Maurizio Gasparri lo ricorda così: "Del valore artistico e culturale di Zeffirelli, un vero gigante italiano, tutti stanno parlando. Ma io che l'ho conosciuto, stimato ed apprezzato, voglio evidenziare il coraggio anche di scendere in campo in momenti delicati della vita politica ed istituzionale italiana. Candidandosi al Senato della Repubblica, che con la sua presenza ha onorato, nel centrodestra, con Forza Italia, accogliendo l'invito di Silvio Berlusconi e rompendo il conformismo di tanti intellettuali subalterni ai dogmi della sinistra".
Il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, invece, lo ha definito "un grande amico" e ha ricordato con orgoglio che "nel 1994 e nel 1996 fu eletto al Senato nel collegio di Catania". "A lui va il nostro più grato ringraziamento per l'eredità che ci ha lasciato sul piano culturale, umano e politico", conclude Micciché.
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