Spielberg e i suoi marines pieni d’anima

Pacifista o no, finisci dentro la storia. Lì, in mezzo alla giungla, dentro quelle divise infangate, sotto quegli elmetti troppo grandi, su facce da ragazzi, da bambini che hanno appena svoltato l’adolescenza. Siamo a Guadalcanal e Steven Spielberg con Tom Hanks ha messo in piedi la terza Guerra mondiale. Che poi è sempre la Seconda. Raccontata prima con Salvate il soldato Ryan, lui regista e Hanks che faceva Ryan. Poi con Band of Brothers, fortunata serie tv prodotta dieci anni fa per la Hbo. Dall’altra parte dell’emisfero siamo in The Pacific (domenica ore 21, Sky Cinema 1 e anche 1 HD dove te la godi ancora di più perché è un film in piena regola), dopo lo sbarco delle truppe americane nelle isole asiatiche che seguono l’attacco giapponese a Pearl Harbor del dicembre ’41. Attori giovani, semisconosciuti, quello che conta sono le facce e i tormenti e le paure. Lontano dall’epica e dall’enfasi sull’eroismo, i protagonisti sono tre marines, con la loro gioventù in tumulto, le loro amicizie messe alla prova, la loro voglia di casa. Hanno diciotto-vent’anni e il battaglione canta «tanti auguri a te» al neo-maggiorenne mentre marcia nella giungla aggrovigliata quanto i sentimenti nell’anima. «Quando non combatto dovrei scrivere» confida ai compagni uno dei tre, prima di leggere il testo della lettera alla ragazza. «Sì, ma o combatti sbronzo o non combattere», gli rimanda l’altro buttandogli una fiasca. E c’è chi pur di esserci anche come semplice vivandiere sulle navi, spera di guarire dal soffio al cuore che lo tiene a casa mentre gli altri son già in prima linea. «Spero solo che quando tornerai e ti guarderò negli occhi, riuscirò ancora a vedere l’amore», si augura il padre che da medico ne ha viste troppe, «ma le ferite più gravi erano quelle dell’anima».
In prima linea il capitano comprensivo ma terrorizzato viene rimosso, il cameratismo del battaglione prova a scavalcare la paura. Spuntano i ricordi e le fotografie dalle cassettine personali. La sera si leggono le lettere arrivate dall’altra parte dell’Oceano.

Poi si torna dentro gli agguati notturni di un nemico inafferrabile: «Io in guerra ho incontrato il nemico e non ho capito nulla di lui ma ho capito qualcosa in più di me», dice uno dei tre. E così si vince il magone.
Anche qui, seduti sul nostro divano.

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