Il Prandelli "stralunato" si riscatta con l'addio. C'è Allegri per ricostruire

Per la panchina in corsa anche Mancini e Spalletti. Verratti è l'unica luce per il futuro dopo il disastro

Per Prandelli shock Costa Rica
Per Prandelli shock Costa Rica

E adesso bisogna soltanto fare la contabilità del disastro. Per cominciare: è la seconda eliminazione consecutiva nel girone iniziale del mondiale, non era mai accaduto nella storia. Nel 2010 Lippi risultò vittima della riconoscenza nei confronti degli eroi di Berlino, giunti nel frattempo al capolinea. Il sostantivo fallimento è stato «sdoganato» da Buffon: inevitabile sentirlo riecheggiare mentre la Nazionale è sull'aereo di ritorno da Rio de Janeiro. Nelle tre partite l'Italietta brasiliana ha collezionato appena 2 miseri gol, solo due, entrambi timbrati nella sfida iniziale con l'Inghilterra: ecco un altro deficit su cui appuntare il massimo delle attenzioni nelle prossime settimane, a bocce ferme.

Il verdetto, amaro, amarissimo, dell'eliminazione è l'inevitabile sbocco dopo due sconfitte, di significato diverso l'una dall'altra. Nella prima è stato pagato a caro prezzo un po' di presunzione e qualche scelta sbagliata (Balotelli non assistito dalla seconda punta, Thiago Motta invece di Verratti): una Nazionale appena decente, con i nervi saldi, avrebbe retto alla disavventura. Nella seconda il protagonista è diventato l'arbitro, un altro Moreno, nome che ha evocato sinistri presagi, messicano, pastore protestante: dovrà battersi il petto per molti giorni quando rivedrà il morso di Suarez sulla spalla di Chiellini rimasto impunito. Ha tolto dalla scena Marchisio per un misterioso e improbabile fallo lasciando gli azzurri in dieci. Ma i peccati di Prandelli e dei suoi sono stati tanti, troppi. Balotelli è uscito ridimensionato dal mondiale: doveva essere la sua vetrina, è diventato il suo atto d'accusa.

A cominciare da quella prima frazione scandita da eccessiva tensione, solo Verratti si è distinto, rare le giocate offerte ai due attaccanti che invece di esaltarsi hanno avuto il tempo di chinare la testa. Balotelli si è fatto ammonire dettando la sostituzione della ripresa, Immobile non è mai stato all'altezza dell'evento. Si sono salvati solo i fuoriclasse della compagnia azzurra: Buffon che ha respinto ogni insidia, Pirlo che ha tenuto in piedi la baracca, Barzagli che ha vinto ogni duello disarmando il pistolero Suarez e disarcionando il matador.

Prandelli ha vissuto il periodo più stralunato della sua folgorante carriera da Ct: mai visto così indeciso, ondeggiare tra uno schieramento e l'altro, partendo dalle convocazioni fino alle scelte capricciose di Natal. È apparso irriconoscibile, come ingoiato da insicurezza e indecisione. D'accordo Balotelli ha meritato la sostituzione ma fare posto a Parolo non è stata una genialata. Gli è venuta giusta solo dopo l'espulsione di Marchisio ma ha passato un messaggio negativo alla truppa che in quel momento ha preso ad arrancare pericolosamente: proviamo a tenere vivo il pareggio, lo 0 a 0. Ieri sera ha risposto alla domanda delle cento pistole: si è dimesso in diretta televisiva dopo aver comunicato la sua decisione al presidente federale, Giancarlo Abete. Ne è uscito a testa alta, riscattando un mondiale da dimenticare. Non c'è in circolazione che un solo professionista a disposizione per rimpiazzarlo. Ed è Max Allegri senza più contratto e società dal 30 giugno. Gli altri nomi sulla carta sono quelli di Mancini e Spalletti. Ma è evidente che qui va rifondato il club Italia, provveduto al ricambio generazionale, salutati i santoni come Pirlo, magari anche Buffon. È una botta terribile questa, può lasciare il segno e le cicatrici anche sulla pelle durissima di tanti campioni abituati alle sconfitte e ai successi.

L'unica lucina è costituita appunto da Marco Verratti, il suo alter ego nella sfida di ieri, degno erede di cotanto genio. Se lo juventino è Cimabue, il ragazzo abruzzese può diventare il suo Giotto nei prossimi anni. Non ci sono molte altre candidature da portare avanti se non recuperare quei ragazzi rimasti fuori dai 23, Destro, Pepito Rossi, e poi immaginare una riforma dei campionati che possa portare a un risparmio di partite migliorando la condizione fisica e lo smalto.

Poteva farla Abete prima della scadenza del suo mandato, ma anche lui ieri si è fatto da parte, con uno scatto di dignità. Il calcio italiano non è uscito sconfitto dal Mondiale, è stato letteralmente sconvolto e stravolto.

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