2022 fuga dall'Italia. È poco azzurro il futuro della Nazionale

Troppi stranieri, vivai in crisi e ora Mancini è indispettito dalle improvvise rinunce dei laziali

2022 fuga dall'Italia. È poco azzurro il futuro della Nazionale

Il tormento dopo l'estasi. È capitato altre volte, puntualmente dopo i trionfi mondiali di Bearzot e Lippi, non è una clamorosa novità a dimostrazione forse di una pigra abitudine del calcio italiano di disperdere energie e motivazioni dopo aver gustato il dolce sapore della gloria. L'estasi dell'europeo concluso con la conquista di Wembley in faccia ai padroni di casa una volta maestri del football, è durata un mese. Poi si sono disperse tutte le qualità e le virtù e sono rimasti i vizi e i difetti di un sistema incapace di rinnovarsi e di applicare le riforme indispensabili per risalire la china. Al netto degli stadi, quelle di natura tecnica sono al di là dal giudicare. Basta guardare con quale antico metro vengono misurati gli investimenti dei fondi stranieri per cogliere lo stato di arretratezza del nostro pallone, ormai sgonfio perché pieno di debiti e di ripicche condominiali tipo quelle che animano la Lega di serie A nei confronti del presidente federale Gravina e dei suoi provvedimenti per dare vita al risanamento economico.

A complicare il lavoro di Mancini, da sempre, hanno contribuito il gran numero di stranieri arrivati soprattutto grazie al decreto crescita e agli sconti fiscali mentre i giovani talenti di casa nostra fanno una fatica incredibile a trovare posto. Basta un esempio per tutti: la Cremonese di Braida, appena salita in serie A, è stata una delle poche a tesserare giovani promesse italiane prese in prestito dai club metropolitani. Nessuna meraviglia perciò se l'Argentina, mercoledì scorso, ci ha rifilato tre sonori schiaffoni così come saranno inevitabili le difficoltà stasera a Bologna contro la Germania, tra le top rivali. Mancini ha fatto ieri professione di fede nel futuro spiegando che «bisogna recuperare il vecchio spirito». Non sarà facile specie in queste quattro sfide della Nations league che un calendario scellerato ha sistemato in fondo alla stagione dei tornei nazionali. C'è gente nuova a cui far indossare la maglia azzurra, per esempio Caprari che è stato uno dei volti nuovi del torneo nel Verona per non trascurare Gnonto, sconosciuto fino alla convocazione, una scelta coraggiosa e significativa che sembra somigliare molto a quella di Zaniolo giunta alla prima chiamata di Mancini ct alcuni anni prima.

Nel frattempo non sono mancate alcune rinunce che hanno indispettito il ct, pronto a segnalarle. I vari e veri acciaccati sono tornati a casa mentre i laziali Lazzari e Zaccagni, parole del ct, «stavano bene poi mio hanno detto che avevano dei problemi». Anche su questo punto sarà bene intervenire con provvedimenti netti. Chi rifiuta la Nazionale non può farne parte.

Ultima annotazione: ieri Mancini ha finalmente provato a rammendare la frase paradossale sulla partecipazione al mondiale che è a tutti gli effetti, impossibile e anche poco onorevole per il calcio italiano. Speriamo sia l'ultima volta che l'argomento viene sollevato. Stiamo a casa e proviamo a studiare qualcosa di buono per il futuro.

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