La Juventus di Thiago Motta, martedì 16, svelerà con ogni probabilità la nuova maglia bella come mamma l'ha fatta, senza lo sponsor Jeep che negli ultimi 12 anni ha fatto bella presenza sul petto. Il contratto con il marchio automobilistico è scaduto il 30 giugno e prima di siglare altri accordi, la Vecchia Signora sembra orientata a prendere tempo: meglio soli che male accompagnati. A Torino fanno come il guardiano del faro e aspettano che un'offerta arrivi in portò così come Giovanni Juan Brichetto fece promettendo alle onde che la prima nave che passa, ci indicherà i colori di maglia. Solo che alla Juve, più che i colori gialloblù svedesi che segnarono il destino cromatico del Boca Juniors, aspettano investitori dal Golfo Persico. La parametrazione ai livelli europei diventa fondamentale, soprattutto ora che c'è da programmare una stagione sul trampolino internazionale, tra Champions e Mondiale per club. Dove sarà unica italiana presente, insieme all'Inter campione d'Italia e reduce dall'accordo «senza precedenti» con Betsson Sport. Nuovo main sponsor sulla casacca con tricolore e seconda stella, per 30 milioni che finiranno annualmente nelle casse di via Della Liberazione. Un ritorno al betting, per i nerazzurri, che prima di legarsi a Paramount erano rimasti scottati dall'insolvenza di DigitalBits. L'Inter, così, sceglie nuovamente di scommettere sulle scommesse, non senza qualche naso arricciato di chi sottolinea che l'italico calcio - scosso dalle vicende Fagioli e Tonali - si fosse interrogato solo pochi mesi fa sugli strumenti di prevenzione da adottare.
La realpolitik del calcio non la si scopre di certo oggi, se è vero che anche la Roma in corsa per Expo 2030 con l'omologa capitale araba, scelse nei mesi scorsi di far sloggiare l'iconico e platonico Spqr per far posto a Riyadh Season, biglietto da visita dell'Esposizione universale a quelle latitudini.
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