Dopo il ragionato addio al Milan, al termine della scorsa stagione, Gennaro Gattuso aspettava l'occasione giusta. "Ringhio" non se l'è lasciata scappare, malgrado gli sia costata il parricidio di Carlo Ancelotti, esonerato martedì sera dal Napoli e suo mentore da sempre. Tra Carletto e Rino, suo successore sulla panchina degli azzurri, c'è sempre stato un legame speciale. I due hanno trascorso anni splendidi in rossonero, resi indimenticabili dalla doppietta in Champions League tra il 2003 e il 2007.
Dal tecnico di Reggiolo, Gattuso ha imparato moltissimo. Dal punto di vista tattico e della gestione dello spogliatoio, paradossalmente la chiave dell'esonero di Ancelotti deciso dal presidente Aurelio De Laurentiis nelle ore successive alla rotonda vittoria di Champions contro il Genk. Ma ormai è acqua passata. Ora il Napoli è affar suo. Di Gattuso, ovviamente.
A soli 41 anni, Ringhio vanta già una discreta esperienza da allenatore. Ed è pronto a rilanciare gli azzurri in una stagione che pare quasi compromessa. In campionato, s'intende, dove il Napoli è settimo a 8 punti dal quarto posto occupato da Cagliari e Roma. Un distacco importante, ma non incolmabile. Il tecnico calabrese lo sa, e ha accettato l'offerta di DeLa perché convinto di potercela fare. Grazie a una ricetta basata su due punti fermi.
La "cazzimma" di Ringhio
Il primo è di natura caratteriale. Gattuso è un combattente. "Un guerriero", lo ha definito Ancelotti un anno e mezzo fa nella lettera di auguri in occasione del suo 40° compleanno. "Ti agiti come un matto, urli, sbraiti, inciti i tuoi giocatori, mi viene da pensare che sei la persona giusta al posto giusto", scriveva Carletto. "
C’è bisogno della tua passione, del tuo carattere, del tuo spirito di sacrificio per superare gli ostacoli. c’è bisogno anche della tua allegria per sdrammatizzare certe tensioni; e di qualche tua solenne arrabbiatura per svegliare qualcuno che dorme, perché in una squadra, in un gruppo, c’è sempre qualcuno che dorme".
Una descrizione, quella di Ancelotti, che si adatta perfettamente al Napoli di oggi. Una squadra svagata e poco convinta, minata nelle sue fondamenta da un ammutinamento messo in piedi dai senatori della squadra: Mertens, Insigne, Callejon e Allan, gli stessi che il predecessore di Gattuso ha provato a far fuori per avviare un nuovo ciclo. Alla fine, però, a rimetterci la pelle è stato Ancelotti.
Di qui la complicata missione di Ringhio: rimettere insieme i cocci di un vaso che, già la scorsa stagione, aveva mostrato qualche crepa, dopo i miracoli della gestione Sarri, fino all'improvvisa rottura di quest'anno propiziata da qualche uscita evitabile del presidente De Laurentiis. A cui è particolarmente cara la "cazzimma", qualità che è mancata alla squadra di Ancelotti. E che Gattuso, come dice la sua storia di allenatore tra Pisa e Milan, è sempre riuscito a dare ai suoi giocatori. In questo è una garanzia.
Dal 4-4-2 di Ancelotti al 4-3-3 di Gattuso
L'altro punto fermo del nuovo Napoli di Gattuso sarà il modulo. Se Ancelotti ha puntato spesso sul 4-4-2, cambiandone continuamente gli interpreti, l'ex allenatore del Milan punterà quasi certamente sul 4-3-3. La retroguardia del Napoli sarà composta da destra a sinistra da Di Lorenzo, Manolas e Koulibaly. E il terzino sinistro? Al Milan, Gattuso affiancava a un terzino di spinta come Conti un esterno di contenimento come Rodriguez. Probabile che faccia altrettanto sotto al Vesuvio, affidandosi sulla sinistra a Mario Rui.
Il centrocampo, rigorosamente a 3, sarà composto da un play-maker e da due mezzali, una più offensiva e l'altra più abile in interdizione. Tre maglie che potrebbero andare ad Allan, perfetto come diga davanti alla difesa, e al duo composto da Fabian Ruiz e Zielinski. Ma occhio anche al giovane Elmas e all'esperto Callejon, che può giocare pure in mezzo.
Infine l'attacco. Qui ci sono i maggiori dubbi. Gattuso, di solito, gioca con una prima punta abile nei ripiegamenti e nel far salire la squadra. Ecco perché è da escludere l'impiego di Mertens, a cui sarà preferito probabilmente Milik, insidiato da Llorente.
Sugli esterni graviteranno due tra Callejon, Insigne, Lozano e Mertens. Per gli esterni offensivi vale la stessa logica di centrocampo e difesa: giocheranno uno più bravo in copertura e l'altro nel dare profondità. Un (doppio) dubbio che potrà sciogliere solo il nuovo tecnico azzurro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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