Mezzo secolo di attesa non è poco: una specie di «Matusalemmes League» che un club glorioso come il Lecco non poteva ancora prolungare. E così ieri, meritatamente, è tornato in B alla fine di un playoff tanto pirotecnico quanto folcloristico. Un'escalation spettacolare e - nello «spettacolo» - ci mettiamo pure lo show del patron Paolo Di Nunno che contro il Pordenone fece una solitaria invasione di campo brandendo il bastone poi riposto nella carrozzina elettrica a bordo della quale, tra l'ovazione dei tifosi, uscì dal campo dopo essere stato espulso dall'arbitro. Ieri Di Nunno, squalificato, la partita del trionfo contro il Foggia (battuto 3 a 1) se l'è goduta in disparte mentre in panchina sedeva il figlio Christian, presidente ufficiale (ma sarebbe meglio dire «ufficioso») della Calcio Lecco 1912 che ha nel suo palmares tre campionati di A (l'ultimo nella stagione '66-'67) e undici di B (l'ultimo nell'annata '72-'73); nell'albo d'oro anche una Coppa Italia Semiprofessionisti e una Coppa Anglo-Italiana.
Ieri al Rigamonti-Ceppi il Foggia di Delio Rossi ha accarezzato solo all'inizio il sogno della grande rimonta: pugliesi in vantaggio con Bjarkason, poi impennata dei lombardi con il pareggio su rigore realizzato da Lepore. Nella ripresa sorpasso degli uomini di Luciano Foschi con Lakti e colpo di grazia nel finale ancora con Lepore. Per il Foggia punizione fin troppo dura per una squadra protagonista comunque di una serie eccezionale che solo nel primo turno di playoff ha rischiato di morire sul nascere per la grande prestazione del Potenza, in vantaggio allo Zaccheria fino all'87esimo; il pareggio salvifico arrivò grazie a Di Noia e da lì in poi una mitragliata di spareggi vincenti con Crotone, Cerignola e Pescara.
Promozione compromessa nella finale di andata a Foggia con il Lecco che si era imposto 2 a 1. Ieri la mazzata. E game over. Ma quel prodotto dello sponsor «Beretta» sulle maglie dei Satanelli sembra un augurio per l'anno prossimo: «Viva la mamma».
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