La premessa di don Aurelio (foto) è opportuna, non pretestuosa. «Si parla di ritiro, non di mercato. E quindi nemmeno del nostro allenatore». Dimaro, perla del Trentino, è la solita località scelta dagli azzurri per il lavoro precampionato, si resterà da quelle parti dal 14 al 25 luglio, niente amichevoli all'estero nonostante siano fioccate richieste per i campioni d'Italia. Niente soldi ma più concentrazione, niente stress ma più metodicità negli allenamenti: così ha deciso il presidente, di comune accordo con la squadra (a Di Lorenzo e compagni presto verrà riconosciuto un regalo dalla società, altrimenti chiamato premio scudetto).
Non si parla di futuro «perché c'è tempo». E perché mentre il presidente illustra i dettagli del prossimo ritiro in conferenza, il coach di Certaldo è in campo a preparare la sfida all'Inter. Del resto, poco o niente ci sarebbe da aggiungere rispetto ai giorni scorsi, quando s'è consumato il primo incontro tra i due. Per De Laurentiis è stata «la cena dell'amicizia e del ringraziamento», Spalletti dice e non dice, un giorno sembra ottimista, un altro lancia frecciatine amletiche.
Non ha metabolizzato il rinnovo automatico esercitato dal club via Pec e ancora non ha ricevuto garanzie sulle strategie di mercato: che Napoli sarà se partirà qualcuno tra Osimhen e Kim, o entrambi? Il presidente gli ha prospettato un prolungamento di due anni, con robusto adeguamento, il tecnico è in pausa di riflessione.
Diverso il discorso per Giuntoli: vorrebbe cambiare aria dopo otto anni ma la società è per il rispetto dei contratti. Respingerà le dimissioni, se presentate: si prospetta un muro contro muro poco carino tra gli architetti del trionfo.
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