Londra – L'urlo di Arsène Wenger e di tutto l'Emirates Stadium dopo novantacinque minuti di battaglia contro il Beşiktaş è un urlo di gioia, per la conquista della diciassettesima fase a gruppi di Champions League consecutiva, ed è anche un urlo di liberazione dopo una partita sofferta, giocata meglio nel primo tempo che nel secondo, ma che offre spunti di recriminazione ai turchi e di riflessione ai Gunners. Da qui partirà l'Arsenal del riscatto, quella costruita con Alexis Sánchez, con Debuchy, con il giovanissimo Calum Chambers e forse con un ultimo grande nome che porterà con sé il crepuscolo del mercato, di agosto, dell'estate.
Prima della partita Wenger non l'aveva detto ma l'aveva fatto capire: dopo lo zero a zero di Istanbul la possibilità che l'Arsenal non si qualificasse alla fase finale di Champions League era da mettere in conto, cioè era da considerare come una possibilità reale, una possibilità forse meno probabile della vittoria, ma estremamente concreta. Aveva provato anche, tranquillamente, con una calma ostentata e forse furba, a dire che quell'eventualità d'altronde era già capitata al 99 per cento delle grandi squadre europee. Dopo l'espulsione al 75' di Mathieu Debuchy, il terzino destro arrivato dal Newcastle che stava giocando una grande gara, sia offensiva che difensiva, la possibilità si è fatta incredibilmente più concreta. Erano svariati minuti che il Beşiktaş aveva iniziato a schiacciare l'Arsenal, colpevole di troppo poco pressing, passiva, con un Özil a volte ispirato, più volte no. È da questo momento che la pressione degli inglesi si è alzata, che i cori della North Bank e di tutto l'Emirates hanno iniziato a farsi più coraggiosi, come uno scudo vocale a proteggere la porta di Szczęsny, a benedire i tackle di Koscielny, Chambers, Monreal e Flamini.
Il primo tempo non era stato giocato molto meglio, eppure con più ordine, con meno coraggio da parte dei turchi, con più spazio per Debuchy e Oxlade-Chamberlain per sovrapporsi a ripetizione sulla fascia destra e provare a mettere in mezzo all'area cross alti e bassi andati a vuoto per tutti i quarantacinque minuti. Sull'altro lato era molto minore la presenza di Monreal e di Özil, e la linea centrale di centrocampo di Cazorla e Wilshere troppo lontana da un Sanchez isolato, a cui palloni verticali non arrivavano, o se arrivavano arrivavano disturbati, sporchi, impossibili da prendere e trasformare in qualcosa di più utile. Fino al quarantaseiesimo, quasi allo scadere dell'unico minuto di recupero: inizia l'azione Sanchez dalla trequarti sinistra, la dà a Debuchy che crossa, la respinta della difesa è corta e va a cadere poco fuori area sui piedi di Wilshere che esita, passa a Özil, scatta verso l'area piccola, vede il pallone di Özil, un lob perfetto, che gli sta arrivando sul destro, ma a quel punto l'ha affiancato anche Sanchez, Wilshere lo capisce, si ferma, Sanchez tira, Sanchez segna, tutti esultano. Le linee, per la prima volta nel primo tempo, erano vicine, e Alexis non da solo in balìa dei difensori turchi.
Ci sono, nel primo tempo, due rigori richiesti dal Beşiktaş, ed entrambi sembrano netti: prima proprio Debuchy su Mustafa Pektemek, travolto in un disperato tentativo di fermare l'11 turco, e poi Wilshere, inseguendo Ramon lanciato verso la porta inglese e scivolando in un tackle evidentemente falloso. Urla, salta, si agita in tribuna – non poteva essere in panchina – l'allenatore croato Slaven Bilić. Aveva messo in campo una squadra estremamente ordinata, capace di pressare bene, attaccare forse non benissimo (zero le parate di Szczęsny) ma sicuramente in grado di mettere in difficoltà un'Arsenal ancora non al massimo delle sua potenzialità. Un'Arsenal, anche, a cui mancavano Arteta, Giroud, Ramsey, Walcott, ma a cui – in mancanza di Giroud – serve una punta centrale di peso. Perché se è vero che l'Arsenal ha passato il secondo tempo sulla difensiva, a subire la pressione e l'avanzamento del Beşiktaş, è altrettanto vero che ha saputo ripartire e ha sprecato tanto, soprattutto con Chamberlain da un passo al 75' (parata di Tolga Zengin), e poi con Alexis all'altezza del dischetto cinque minuti dopo. Questi e molti altri saranno gli appunti di Wenger per prepararsi al meglio.
Intanto può registrare un comunque ottimo Sanchez, un ordinatissimo Santi Cazorla, Oxlade-Chamberlain fisicamente straordinario, Debuchy – rosso a parte – sempre tra i migliori. L'Arsenal che spera di tornare grande doveva partire da qui, e l'importante è non aver sbagliato la prima missione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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