Un azzurro rigenerante: adesso Mancini dà una mano ai club

Bonucci e Dimarco fra i più positivi nella rivoluzione tattica. E i tecnici ringraziano

Un azzurro rigenerante: adesso Mancini dà una mano ai club

Roberto Mancini dice di soffrire in silenzio per quel Mondiale che vedremo solo dalla tv. Difficile lavorare sulla nuova Italia quando sai che il primo grande evento sarà la final four di Nations League fra nove mesi, con in mezzo qualche amichevole e le prime sfide verso Euro 2024. E in attesa che migliori il rapporto con i club che spesso alzano la voce e non fanno concessioni oltre che con giocatori che tendono a snobbare l'azzurro, si lavora sul materiale che si ha. Nei primi quattro anni di lavoro 95 i giocatori convocati, di cui 82 schierati 51 di questi all'esordio in azzurro (l'ultimo in ordine di tempo il difensore della Salernitana Mazzocchi) con la prospettiva di un serbatoio dal quale attingere sempre meno pieno.

Ecco che nella fase della risalita dal baratro tra assenze pesanti e giocatori tolti al ct dalle società (vedi il caso Immobile), Mancini ha ripreso in mano la squadra, con qualche epurazione forse tardiva, e sta rigenerando tanti elementi. A cominciare da Gigio Donnarumma, di cui parliamo a parte e che a Budapest ha ricevuto anche i complimenti del ct dei magiari Marco Rossi. Poi Leonardo Bonucci: leader sicuro, che guida la difesa e imposta, con i suoi piedi da centrocampista che ricordano l'inizio della sua carriera, come non fa da tempo nella Juventus. Con le sue 118 presenze è sempre più il veterano del gruppo, con Mancini 41 gettoni e più di 3.400 minuti giocati, molti dei quali proficui. E che dire poi di Jorginho, che ancora si porta dietro il macigno di quei due rigori sbagliati con la Svizzera che ci hanno condotto ai play-off e quindi all'eliminazione dalla rassegna in Qatar. Con Inghilterra e soprattutto Ungheria ha dato i segnali del vero play che prende per mano la squadra, lotta in marcatura e si offre all'appoggio del pallone.

Bastoni e Acerbi (più il primo per una questione di età) sembrano in grado di raccogliere la difficile eredità di Chiellini. E in attesa del recupero di Verratti e di uno Spinazzola che ha chiesto tempo al ct per rientrare in azzurro nel pieno della forma fisica, il ct ha trovato degne alternative in Cristante, Pobega e la sorpresa Dimarco. Il romanista sta vestendo al meglio il ruolo di secondo play, certo non ha le geometrie del giocatore del Psg ma verticalizza molto l'azione e soprattutto non si ferma mai. Il milanista si sta affacciando timidamente all'azzurro e lo sta facendo con spezzoni di gara convincenti. L'esterno interista è di fatto il simbolo di questa nuova fase azzurra, la cui restaurazione è anche tattica: da un'area all'altra è un motorino instancabile e resterà nella storia azzurra anche per aver segnato il 1.500° gol della Nazionale in 110 anni di vita. Simone Inzaghi farà bene a tenere conto del suo stato di forma. Inutile poi citare Raspadori: 5 gol in 710 minuti giocati e 15 mesi di «vita» azzurra.

A novembre,

mentre gli altri saranno in Qatar, Mancini farà qualche nuovo esperimento abbassando ancora l'età media degli azzurri. Un modo per guardare con fiducia al futuro senza però poter cancellare l'onta di un Mondiale perduto.

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