La banda dei 6 italiani che hanno beffato il re

Tieleman da ragazzo, poi Pozzi, Sanguinetti, Gaudenzi, Volandri. L'ultimo Seppi a Melbourne

La banda dei 6 italiani che hanno beffato il re

Federer e gli italiani: una lunga storia fatta anche di clamorose sconfitte del leggendario svizzero. Capitava di rado che il mito perdesse con la pattuglia italiana eppure, in questi ventiquattr'anni di carriera, c'è stato un sestetto di azzurri che lo ha battuto almeno una volta: ovvero Laurence Tieleman, Gianluca Pozzi, Davide Sanguinetti, Andrea Gaudenzi, Filippo Volandri e Andreas Seppi, l'ultimo a farlo nel 2015 alla Rod Laver Arena di Melbourne. Eravano gli Australian Open, l'altoatesino Seppi si rese protagonista della partita della vita, vincendo al 3° turno in 6-4 7-6 5-7 7-6 dopo uno score di 10 sconfitte a zero contro King Roger. Per Andreas, anche un passante da sballo nel match point che lasciò impietrito lo svizzero: «Quel passante sembrava non volesse scendere mai... Quella partita rimarrà nella storia, anche perché ho battuto Roger in uno Slam e fa tanto la differenza», ricorda.

Ma quando Roger perdeva, lo faceva con classe e signorilità. Anche se agli inizi di carriera era piuttosto irascibile ed un po' presuntuoso. Il talento, comunque, non era in discussione. Tanto è vero che non ancora maggiorenne arrivò nel 1999 in semifinale la prima della carriera al challenger di Heilbronn, in Germania, dove perse 7-5 6-1 dall'erbivoro Laurence Tieleman, belga nato a Bruxelles e naturalizzato italiano. Passati dei mesi, il fresco 18enne Roger venne convocato per la prima volta in Coppa Davis e destino volle che a Neuchatel l'avversario fosse proprio l'Italia. All'esordio batté Davide Sanguinetti in quattro set, poi però, sul punteggio di 3-1 per gli elvetici, si arrese 6-4 7-6 al mancino barese Gianluca Pozzi. A inizio 2002, a Milano, il ventenne Federer già alle porte della top 10 mondiale ritrovò in finale quel Sanguinetti che aveva sconfitto tre anni prima in Davis. Ma questa volta ad imporsi fu lo spezzino: 7-6 4-6 6-1. Qualche mese più tardi, sbarcato nella Capitale, un altro tennista azzurro batté Roger, allora numero 11 Atp: sulla terra rossa del Foro Italico, il faentino Andrea Gaudenzi lo eliminò al primo turno con un doppio 6-4. Quel Gaudenzi che ora è presidente Atp e che rende omaggio a Federer: «Ha ridefinito la grandezza sul campo mentre il suo spirito da campione, la sua sportività e il modo in cui ha giocato hanno entusiasmato il pubblico di tutto il mondo per decenni, ispirando così tanti a prendere in mano una racchetta. Pochi atleti hanno trasceso il loro campo in questo modo. Roger ci ha fatto sentire tutti orgogliosi e fortunati di far parte dello stesso sport».

Sempre agli Internazionali d'Italia, l'unico grande torneo che curiosamente non ha vinto (nonostante tre finali), il tennista di Basilea fu di nuovo sconfitto da un tennista azzurro: ovvero Filippo Volandri, il ragazzo livornese che in un caldo pomeriggio romano nel 2007 giocò negli ottavi un match incredibile sul centrale mettendolo ko per 6-2 6-4. «Era la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire, ma era nell'aria commenta da Bologna il capitano di Davis . Stava passando troppo tempo dalla sua ultima vera partita. Stiamo parlando forse di uno degli sportivi più importanti di sempre ma per il tennis c'è una generazione nuova che ci fa già appassionare. Io e Roger abbiamo la stessa età. Se ne va un pezzo del tennis mondiale. Al tennis lascia il modo di amare questo sport, di soffrire, di emozionare e di emozionarsi. Federer è un uomo intelligente, che sa trasmettere emozioni, sarebbe un privilegio e una fortuna averlo ancora nel mondo del tennis».

È triste infine Adriano Panatta, a cui mancherà vedere sul campo lo svizzero: «Lui era il tennis.

Federer era lo stile, la bellezza, l'armonia. Federer era uno che non si spettinava quando giocava in campo. Usciva dal campo con la maglia ancora stirata. Nadal, invece, quando esce dal campo sembra che abbia appena fatto una rissa».

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