Il Belgio esagera nelle feste e prepara il derby con i francesi

Il Belgio esagera nelle feste e prepara il derby con i francesi

C'è la storia delle barzellette sui belgi, che in Francia corrispondono a quelle nostrane (orrende) sui Carabinieri. Prese in giro nate dall'ovvia circostanza dei confini comuni e, pare, da una vicenda di tanti anni fa, quando in occasione di uno sciopero dei minatori, quelli francesi rispettarono la consegna mentre quelli belgi continuarono a lavorare. C'è poco da scherzare: anche in Inghilterra raccontano che la feroce rivalità tra Southampton e Portsmouth sia nata da una causa simile, solo che erano portuali. E solo che è una bufala.

Terminata Belgio-Brasile di venerdì, le schermaglie dialettiche, dialettali (due lingue, varie inflessioni) e metaforiche tra le due nazioni sono cominciate, con lo strascico di cadute di gusto nei festeggiamenti belgi per il successo: su tutte, il fotomontaggio del putto di bronzo (Manneken Pis, onomatopeico) della celeberrima fontana-simbolo di Bruxelles che urina su un Neymar dolorante a terra. Sarebbe rimasto uno dei tanti stupidissimi fotomontaggi da social se non fosse stato diffuso anche dal sindaco della capitale, Philippe Close, con la frase «nient'altro da aggiungere». Facciamo così: Close, come altri suoi connazionali che hanno ecceduto, non è abituato a trionfi tali, e nel dopopartita ha perso il self control.

Ma è vero che l'occasione è speciale: al terzo evento internazionale consecutivo in cui arrivano talmente indicati come possibile sorpresa da non esserlo più, i belgi hanno raggiunto un obiettivo quasi inedito (semifinale 1986, 0-2 contro l'Argentina, doppietta di Diego Maradona) al quale arrivano con la spinta di chi si sente finalmente irresistibile: in ossequio alla completezza della rosa, sono dieci i diavoli rossi ad aver segnato, ultimo Kevin de Bruyne che è forse quello con i piedi migliori, e questa è un'arma fondamentale per la varietà di pericoli che si presentano agli avversari. Il raddoppio di De Bruyne al Brasile è nato da una travolgente corsa palla al piede di Lukaku, che sembrava un portatore di palla di football americano per come ha gestito la situazione.

Di solito funziona a rovescio ed è altro segnale della forza di una squadra che ha passato anche momenti incerti nella corsa verso il Mondiale: dopo l'amichevole contro il Messico del 10 novembre scorso (3-3) proprio De Bruyne si era lamentato della povertà tattica rispetto agli avversari, criticando non indirettamente il tecnico Martinez. Ora è tutto dimenticato, acqua passata. Quella emessa dal Manneken Pis, probabilmente.

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