Per la prima volta una Nazionale del Vecchio Continente è stata in grado di vincere in territorio americano e - mai accaduto prima - la Coppa del Mondo rimane nello stesso continente per tre edizioni di fila. Europa "über alles", dunque, dal 2006 ad oggi: dopo due finali interamente europee (Italia e Francia prima, Spagna e Olanda poi), tocca alla Germania superare un'avversaria sudamericana e conquistare il trofeo, che rimane all'interno dei medesimi confini continentali. Ancora più espliciti i numeri se si prendono in esame le semifinali, partendo sempre dal 2006: 9 squadre su 12 sono state europee, con il top nel 2006 (quattro su quattro).
In questa edizione del Mondiale abbiamo assistito ad un maggiore equilibrio, e ad una sfida incrociata che dalle semifinali è proseguita nella finalina per il terzo posto, sino ad arrivare alla finalissima. Le Nazionali europee hanno fatto en-plein, con Olanda 3° e Germania campione. Le distanze si vanno accorciando? Non esattamente, perché proprio a partire dalle semifinali è emersa la pochezza del Brasile di quest'anno, spazzato via dalla Germania e battuto con facilità dall'Olanda. L'Argentina è stata più competitiva rispetto ai Verdeoro, ma in entrambe le partite ha dato l'impressione di avere come obiettivo i calci di rigore: contro gli Oranje è andata bene, contro i Tedeschi no.
Ad impressionare ben più delle rivali storiche (alquanto modesto il Brasile, più convincente ma difficilmente spumeggiante l'Argentina) in questa edizione, sono state altre nazionali sudamericane, come ad esempio il Cile e la Colombia. Gli uomini di Sampaoli sono stati ad un passo dall'eliminare i padroni di casa agli ottavi, con quella traversa di Pinilla all'ultimo respiro dei tempi supplementari. La Colombia è arrivata sino ai quarti e anch'essa è stata eliminata dal Brasile, senza però sfigurare. Tanti i talenti nella formazione di Pekerman, e guarda caso giocano tutti in Europa. Il livello delle squadre di seconda fascia si è alzato (grazie, ad esempio, ad un'organizzazione tattica studiata più nel dettaglio), mentre si è abbassato quello delle grandi squadre, Germania a parte. Così si può spiegare anche l'exploit della Costa Rica, uscita vincitrice dal "girone della morte". Con Uruguay e Italia i Centro-americani hanno fatto le cose migliori, per poi affidarsi (un po' come l'Argentina) ai rigori. I quarti sono il risultato migliore di sempre per loro. Bene anche il Messico, in grado di pareggiare con il Brasile e mettere sotto l'Olanda per quasi 90 minuti e comunque qualificati gli USA per il secondo turno, a differenza della banda Prandelli A fare la differenza, in questo caso, fra le squadre di prima e seconda fascia è stata la superiore esperienza ad alti livelli. Il gap, ad ogni modo, si è ridotto.
Passo indietro, invece, per Asia e Africa. Fuori tutte le Nazionali già nella fase a gironi, ad eccezione dell'Algeria che agli ottavi è stata capace di mettere in apprensione addirittura la Germania e di una discreta Nigeria, sconfitta 2-0 dalla Francia, dopo che Onazi & Co. avevano ben figurato nella prima frazione di gioco. Deludente il Giappone, che alla vigilia era inserito fra le possibili sorprese, scarsa generazine di talenti per la Corea; ma ancor peggio hanno fatto Camerun e Ghana, che hanno occupato le pagine dei giornali non per i risultati, ma per le liti e le discussioni riguardanti i premi. Se non altro, viste le precoci eliminazioni, le rispettive Federazioni hanno risparmiato qualche quattrino.
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