Åre Un'Odissea moderna, dalla Germania alla Svezia, fra bufere di neve, aerei congelati, treni notturni, taxisti esosi e giacigli di fortuna. E' quella vissuta da molti degli atleti che per arrivare a Åre da Garmisch Partenkirchen ci hanno impiegato due giorni. Sempre meglio dei loro skimen o allenatori, che hanno affrontato i quasi 3000 chilometri sotto la pioggia o su strade nascoste da metri di neve in furgoni carichi all'inverosimile di materiale. A vivere il fuori programma tutt'altro che gradito sono stati tre dei quattro italiani iscritti alle gare veloci di questo Mondiale, Christof Innerhofer, Matteo Marsaglia e Mattia Casse, assieme ai francesi, agli americani e ai tedeschi.
Dominik Paris, come il gruppo degli austriaci, ha invece viaggiato da Innsbruck su un aereo privato messo a disposizione da uno sponsor, anche lui è arrivato tardissimo nella notte, ma almeno ha evitato l'accampamento in aeroporto, il trasferimento fino alla stazione e i quasi 700 chilometri di treno fra Stoccolma e Åre. Una bella avventura fossimo in estate, zaino sulle spalle e tempo da perdere, peccato invece che il viaggio sia stato fatto a 48 ore dalla prima gara di un Mondiale dove i discesisti, uomini giovani e forti, sono arrivati distrutti. Smartphone in mano, i novelli Ulisse hanno documentato minuto per minuto la loro Odissea, una volta a destinazione però l'umore era tutt'altro che goliardico.
Il francese Johan Clarey, secondo nell'ultimo superG di Kitzbühel, ha duramente criticato la Fis che ha organizzato la tappa di Garmisch troppo a ridosso del Mondiale senza prevedere un piano B in caso di maltempo. Perché nessuno se la prende con il gelo, la neve o il vento, gli sciatori sono più che abituati a questi elementi, il nervoso monta quando ti rendi conto che non si considera l'imponderabile giocando sulla pelle degli atleti. «Siamo noi che andiamo in pista e sciamo a centotrenta all'ora. Siamo grandi e vaccinati, ci siamo arrangiati e abbiamo scelto l'opzione treno piuttosto che dormire in aeroporto aspettando un volo che non partiva mai, ma questo circo andrebbe gestito in ben altro modo». Il giudice arbitro del settore maschile Markus Waldner, a sua volta rimasto bloccato tutta la domenica a Monaco e arrivato ieri nel pomeriggio dopo aver passato la notte a Stoccolma, ha deciso di annullare la prima prova della discesa prevista stamattina, mettendo in programma una sciata libera sulla pista del superG in programma domani, sempre ammesso che arrivino i bagagli, ancora dispersi fra i carrelli degli aeroporti di Monaco e Stoccolma.
Il Mondiale intanto è partito, Lindsey Vonn è stata la prima ad aprire il cancelletto nella prima prova della discesa femminile, una prova tutt'altro che attendibile visto che tutte hanno solo cercato di prendere le misure con le linee senza spingere. La gara sarà fra sei giorni, domenica, ma già oggi si farà sul serio nel superG che assegnerà le prime medaglie. Prova secca, linee giuste da trovare seguendo istinto e coraggio, la pista è mossa, molto dipenderà dalla tracciatura, ma l'impressione è che sarà la neve a fare la differenza. Una neve secca, dura, ma tutt'altro che difficile, pronostico aperto anche a sorprese, le austriache sembrano avere sci velocissimi e la tecnica giusta per farli scivolare a meraviglia, correranno in cinque perché fra loro c'è la campionessa del mondo in carica, Nicole Schmidhofer, che ha un posto extra nel quartetto. Le azzurre al via saranno Sofia Goggia, con il numero 3, Federica Brignone, 17, Francesca Marsaglia, 8, e Nadia Fanchini 12.
Sofia è reduce dal podio di Garmisch e si dichiara all'80% delle sue potenzialità, alle finali di marzo su questa pista vinse il superG davanti a Rebensburg e Vonn con Brignone quinta e Fanchini settima.
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