Al buio e a rotoli: il pallone dà la colpa a Dazn e Draghi

Dal Pino e i conti in rosso: "Lo Stato non ha a cuore il settore..."

Al buio e a rotoli: il pallone dà la colpa a Dazn e Draghi

«Avevamo fatto ogni verifica sulla possibilità di avere sostanzialmente il nostro campionato solo sulla rete, sulla banda larga, le condizioni c'erano e ci sono. Dazn è responsabile di tutto questo: ho ripetuto più di una volta che tutto questo è inaccettabile. Mi sembra che, nelle ultime domeniche, qualcosa di meglio si sia visto. È un passo estremamente importante, è la prima volta che siamo canale monodistributivo su una tecnologia nuova, mi auguro che questo porti il nostro Paese a imporre l'uso della tecnologie e della banda larga in tutte le zone d'Italia possibili». Così dice e pensa Paolo Dal Pino, presidente della Lega di serie A, accennando a Dazn. Non so a quale evento faccia riferimento ma agli atti risulta che anche in occasione di Juventus-Roma a molti italiani, abbonati alla piattaforma italoucraina, sia stato negato l'accesso, con i soliti problemi di connessione. Un affare per i presidenti dei club, tutti alla canna del gas (in aumento anche questo) con i conti lacerati da gestioni allegre e scriteriate, ma un danno pesante per gli utenti, tifosi e affini, i quali non hanno alcun valore, se non al momento di riscuotere il dovuto, tramite abbonamenti vari su tv e stadio. La commedia però prosegue e il calcio ha anche la faccia, senza mascherina, di chiedere aiuti e agevolazioni, invece di avviare indagini sui bilanci e proprietà non sempre del tutto trasparenti. Ma Del Pino insiste: «È difficile comprendere come uno Stato non abbia a cuore un settore che, negli ultimi 13 anni, ha versato in contribuzione oltre 14 miliardi. Noi e la Figc abbiamo chiesto provvedimenti a costo zero, atti a sostenere le nostre società che hanno subito 1,2 miliardi di perdite per la pandemia. Io spero che si possa rimediare a quella che chiamiamo una dimenticanza, perché altrimenti sarebbe accettabile.

Altri settori hanno ricevuto dei ristori, noi no, abbiamo chiesto nel decreto fiscale la possibilità di dilazionare la scadenze di sei o nove mesi dei contributi 2021 e non l'abbiamo ottenuta». Riassunto: se il calcio è pieno di debiti, la colpa è di Mario Draghi.

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