La storia si ripete, ed è una storia bella solo a metà. Ha per protagonista Emanuele Buzzi, 24 anni da Sappada, paese di fondisti, da De Zolt e Fauner a Piller Cottrer. Lui, però, è un discesista, «perché sono un po' pigro e ho scelto di scendere anziché salire». Mamma Auroranna De Zordo è arrivata in nazionale giovanile di sci alpino, papà faceva biathlon, il nonno paterno salto con gli sci.
Lele sorpassa tutti, arriva in Coppa del Mondo, è il migliore fra i giovani velocisti azzurri e, nella scorsa stagione, dimostra di poter fare il salto di qualità finendo 11° sulla temibile Streif di Kitzbuehel e 10° una settimana dopo sulla quasi altrettanto difficile pista di Garmisch. A marzo, ad Åre, sulla pista che fra meno di un mese assegnerà le medaglie mondiali, sfiora il colpaccio ma gli va malissimo. A sette secondi dal traguardo ha il quarto tempo a 22/100 dal vincitore, l'ultima porta però gli è fatale e anziché con il miglior risultato della carriera si ritrova a fare i conti con un edema da impatto, una frattura intraspongiosa al piatto tibiale della gamba destra.
La stagione è finita, c'è tempo per recuperare con calma, Lele si presenta al via della nuova coppa del mondo bello carico e fra discesa e superG ricomincia la sua paziente raccolta di punti ed esperienza. Paris e Innerhofer danno spettacolo, lui osserva, ammira e impara. Ed eccoci a ieri, a Wengen si corre la discesa del Lauberhorn, la più lunga del circuito, quattro chilometri abbondanti di fatica, due minuti e trenta a oltre cento all'ora di media con punte a 143. Lele è al via con il numero 25, i suoi due più famosi compagni di squadra sono già al traguardo un po' scontenti, sul podio stavolta sono altri a festeggiare, Kriechmayr ha vinto su Feuz e Kilde, che non molla gli occhi dal tabellone mentre l'azzurro meno famoso fa segnare tempi eccellenti, in recupero ad ogni intermedio. È lui, Buzzi, che taglia il traguardo esausto, dimenticandosi per un attimo la regola che ogni allenatore insegna ai bambini: la gara finisce solo quando ti sei fermato. Lele prende una gobbetta e cade finendo la sua discesa sotto i materassi del parterre, tenendosi il ginocchio destro e urlando, senza nemmeno accorgersi che ha chiuso sesto, miglior risultato della vita. La diagnosi è terribile: piatto tibiale di nuovo rotto, sarà operato e si dovrà valutare anche la situazione dei legamenti, la stagione si chiude qui, Mondiali addio, il sogno si è interrotto sul più bello.
Continua invece il sogno di Ramona Siebenhofer, che nella discesa di Cortina
concede un favoloso bis battendo Schmidhofer e Stuhec, con Lindsey Vonn in progresso, nona, davanti ad un tris di azzurre, Delago, Brignone e Fanchini.Oggi: slalom uomini Wengen (10.15- 13.15); superG donne Cortina (11.15).
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