Carlo V, il re d'Europa

Gioca il Borussia, vince il Real 2-0. Ancelotti conquista la 5ª Champions da allenatore, i blancos la 15ª. Tedeschi pericolosi fino al gol di Carvajal al 74'. E Vinicius raddoppia

Carlo V, il re d'Europa
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Ha giocato il Borussia, ha vinto il Real Madrid. Dove sta la notizia? Quindicesima coppa per la squadra di Ancelotti, serata stranissima, tedeschi sfortunati ma infine svuotati, Real inguardabile per un'ora abbondante prima del morso velenoso che ha ucciso i prussiani di Dortmund. Il riassunto di questa notte londinese si presterà a mille interpretazioni ma il football è sport di polpa, di sostanza, di risultati, l'estetica è nota a margine. In verità non si è capito che tipo di partita abbia voluto disegnare il Real nel primo tempo. Abulico, lento, distratto, inesistente in mezzo al campo là dove Bellingham e Camavinga sono stati cartonati di fronte alle idee chiare, veloci di Sabitzer, Can e Brandt. Il Borussia avrebbe meritato il vantaggio, anche largo, se al posto di Adeyemi avesse avuto un attaccante serio o più spavaldo al tiro, due occasioni colossali e una terza negata da Courtois.

Terzic ha dunque preparato meglio l'approccio alla finale, avendo meno talento ha utilizzato il fosforo e un pragmatismo tattico che ha infine spiazzato la presunzione dei blancos in alcune figure anche indisponenti, Vinicius e Rodrigo fuori dal clima giusto di una finale, per trequarti d'ora il Borussia è stato superiore in tutto, nemmeno bruciando energie fisiche e nervose, molestando sulla destra con il binario Ryerson-Sancho, mentre il Real ha mostrato una sufficienza non figlia della tranquillità ma di una arroganza fastidiosa. Il pronostico favorevole si è trasformato in una sorta di sbornia psicologica dinanzi alla quale Ancelotti non è riuscito ad intervenire con le parole e con le idee. È anche vero che il Real, nelle altre esibizioni di champions, non ha sempre offerto un football spettacolare nel primo tempo per poi uscire dal tulle che lo avvolge per scelta o presunzione ma la sensazione è stata disarmante. Ha preso fiducia il Dortmund reattivo fisicamente dinanzi all'evanescenza degli avversari bloccati da un narcisismo senza logica anche in avvio di ripresa e Courtois è stato il solo a restare lucido, Ancelotti ha ritardato i cambi forse consapevole che non era un solo uomo da sostituire ma almeno mezzo Real. Quando Bellingham ha sbagliato il tempo e la deviazione su un pallone da mettere in gol si è capito ancora come la serata dell'inglese e dei suoi companeros fosse tenebrosa e piena di paure. È stato più pronto Terzic che ha richiamato il folletto Adeyemi concedendo ultima gloria a Reus ma come nelle favole con finale maligno la cabeza di Carvajal ha svegliato il sonno spagnolo buttando all'inferno il Borussia. Poi Vinicius ha chiuso la favola tedesca. Il football non ha logica, il Real è questo, la champions, o coppa dei campioni, è roba sua, prescindendo da come, dove o quando.

Quindicesimo trionfo, numeri spaventosi che non vanno analizzati ma soltanto letti e riportati sull'almanacco del torneo più importante, della squadra più grande. Per Carlo Ancelotti una notte come cento altre, prosegue il suo cammino unico, esclusivo, silenzioso, vincente. Il resto è chiacchiera.

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