Carote ai tifosi romanisti Gliele "consegna" Pallotta

Il presidente: «Non meritiamo fischi e spalti deserti» Florenzi: «Contestateci pure, però venite allo stadio»

Carote ai tifosi romanisti Gliele "consegna" Pallotta

Roma e l'As Roma sono entità tecnicamente ingovernabili. L'anarchica e sovrappopolata capitale avrebbe bisogno di un sindaco per punto cardinale. Come l'As Roma, che da quando è arrivato (il molto americano e poco italo) James Pallotta, sembra l'Essex prima di essere avvistata da Moby Dick: senza troppe prospettive. Una vitaccia per il presidente col sigaro, tra Sabatini che gli compra i bidoni, Garcia vittima di scoppole inaudite e soprattutto una tifoseria che ce l'ha con lui da quando li ha chiamati «fottuti». James è fatto così, in Italia ci si nasconde dietro la diplomazia per opportunismo, lui è di Boston e se ne frega. E siccome è James che tira fuori i soldi (e li tirerà fuori pure a gennaio) c'è da chiedersi quanto durerà l'inverno a Trigoria e soprattutto quanto gioverà alla causa questa guerra fredda. Una situazione paradossale, praticamente identica agli antiLotito dell'altra sponda laziale. Benvenuti a Roma. Dove sono stati giorni d'inferno, culminati con la contestazione delle carote. Li hanno chiamati conigli e invitati a tirare fuori gli attributi. Subito. E poi nel momento clou li hanno lasciati soli contro il Bate Borisov a giocarsi il futuro europeo. E qui casca l'asino. Florenzi, neocore de Roma, cerca di alzare la voce senza fare rumore: «I tifosi pagano il biglietto e hanno il diritto di fare quello che vogliono. Tutti noi vorremmo una Roma spumeggiante che fa 6 gol a partita, però avrei preferito ci fossero 70mila tifosi a fischiare che meno della metà...». Florenzi ha ragione da vendere. Tira una brutta aria, nonostante il piazzamento in campionato e la Champions. Dopo la qualificazione record agli ottavi con 6 punti (due anni fa il Napoli non ce la fece con 12!) ci sono stati i fischi. Tutto normale se fossimo in Spagna. Ma siamo in Italia dove conta (solo) il risultato. Non proprio l'atteggiamento giusto alla vigilia di Napoli-Roma. E, come se non bastasse, Pallotta deve pure rintuzzare le frecciatine di Gabrielli, il prefetto di ferro che mercoledì scorso, riferendosi al mancato incontro con Pallotta, aveva dichiarato di ricevere «cani e porci». Prefetto e presidente che si incontreranno questo pomeriggio per parlarsi. Nel frattempo Pallotta ha buone ragioni per sbottare: «So che ci sono problemi con la curva Sud, figuriamoci, e abbiamo cercato di risolverli, infatti a differenza di quello che dicono molti giornali e tv noi siamo dalla parte dei tifosi. Eppure l'Olimpico è sempre più deserto, e questa cosa è frustrante, per due anni siamo arrivati secondi in Italia e siamo agli ottavi di Champions e invece qui contestano tutti». Oggi pomeriggio vedrà il prefetto di Roma e insieme cercheranno di ricucire lo strappo. «Sí - ha confermato Gabrielli - ci vedremo. Il problema non sono le battute, ma il rispetto. Credo comunque che questa città abbia problemi più seri da risolvere».

Risolveranno?Sulla vicenda interviene il presidente del Coni Giovanni Malagò: «Ho letto il botta e risposta, e sinceramente c'è qualcosa che mi stupisce, perché il prefetto Gabrielli è una persona educata e Pallotta è una persona intelligente». Eppure...

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