Con il trascorrere dei giorni si comprende infine come Aleksander Ceferin si porti appresso gli anni leggendari durante i quali difendeva i criminali di guerra, secondo memoria sua. Non c'è momento in cui non abbia voglia di pronunciare arringhe nei confronti di chi non gli garbi più e, negli ultimi mesi ha deciso che la sua nuova battaglia legale debba riguardare Barcellona, Real Madrid e Juventus, cospiratori della rivoluzione d'aprile. Alla vigilia dell'apertura del campionato europeo, il presidente dell'Uefa invece di dedicare parole di elogio e di fiducia nei confronti del mondo del calcio, afflitto da mille guai, ha preferito tornare sulla questione ormai personale, preannunciando che la giustizia Uefa è lenta (ma guarda che novità) ma prima o poi arriva, non spiegando a favore di chi e di che cosa.
Essendo avvocato, conosce regole, norme, leggi e dunque avrà annusato l'aria giusta per l'organizzazione da lui presieduta. Ha aggiunto che se mai dovesse incontrare Andrea Agnelli, uno della triade dei ribelli, non saprebbe se stringergli la mano e lo juventino saprebbe perché. Fiero di questa risposta, ha detto anche che le parole di Michel Platini «la Juventus e Agnelli esistono da sempre e per sempre esisteranno, Ceferin passa», sono un commento che non merita un suo commento.
Superiore su tutto e su tutti, o forse distante da tutto e da tutti, un re sole o un re solo, non si sa. È inquieto, Ceferin e va capito. È al suo primo europeo e sarà necessario aggiungere la didascalia per distinguerlo dagli altri personaggi del calcio presenti nelle tribune.
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