Non è stata una questione di soldi, ma piuttosto una questione di cuore. Tra la Ferrari e Sebastian Vettel è finito l'amore. La Ferrari si è innamorata di un altro e Seb si è sentito scaricato. Restare per fare il terzo incomodo o, peggio, il cameriere che versa lo champagne al tavolo dei due piccioncini, non era il caso. Più che la rabbia ha prevalso l'orgoglio. «In questo sport per riuscire ad ottenere il massimo bisogna essere in perfetta sintonia ed io e la squadra abbiamo realizzato che non esiste più una volontà comune di proseguire insieme oltre la fine di questo campionato ha commentato Seb -. In questa comune decisione non entrano in alcun modo in gioco aspetti economici: non è il mio modo di ragionare quando si fanno certe scelte e non lo sarà mai». Il team principal Mattia Binotto ha confermato: «Riteniamo che sia la miglior soluzione per entrambe le parti. Non è stato un passo facile da compiere». Non c'entra la riduzione dell'ingaggio, c'entra probabilmente la durata del contratto (la Ferrari annuale, lui almeno biennale), ma più ancora la sensazione che con un Leclerc confermato fino al 2024 a lui sarebbero rimaste solo le briciole.
Vettel se ne andrà dalla Ferrari a fine 2020. Sul futuro non si è sbilanciato, ma intanto Toto Wolff ha tenuto aperto la porta della Mercedes. Finora ha vinto 14 gare, solo Lauda e Schumi hanno fatto meglio, ma lascerà il ricordo di un campione incompleto, un visconte dimezzato. Era arrivato per riuscire dove Alonso e prima di lui Prost, avevano fallito. Un quinto mondiale sarebbe servito a farlo diventare un fuoriclasse, avrebbe cancellato l'immagine di chi aveva vinto solo per merito della Red Bull. Non ce l'ha fatta. Resterà un campione, non diventerà un campionissimo. La sua parabola ha cominciato a precipitare il 22 luglio 2018 quando è scivolato fuori pista mentre stava vincendo il Gran premio di Germania. Era il primo giorno senza Marchionne, l'uomo che meglio ha inquadrato Seb: «Un tedesco con l'animo di un meridionale, si lascia sopraffare dalle emozioni».
Per la Ferrari è una scelta rischiosa: mette i suoi sogni nelle mani di un ragazzo di 22 anni che ha vinto solo due gare e corso solo 42 gran premi. Puntare su Leclerc è giusto, giustissimo è l'uomo del futuro, magari con meno velocità (per ora) di Verstappen, ma certamente con più testa, metodo, simpatia, dedizione, margine di miglioramento. Insomma, la Ferrari ha trovato una pepita in fondo al torrente, è giusto la voglia esporre. Però, e qui sta l'errore nel liberare Vettel con una proposta evidentemente irricevibile, lo si lascia solo, gli toglie la protezione di un compagno con quattro mondiali. Un Vettel di fianco avrebbe aiutato a non lasciare tutta la pressione sulle spalle di Charles, a farlo crescere con meno fretta, con un po' più di pazienza. Chiunque arriverà al suo fianco (visto che Hamilton non è più un candidato) sarà uno scudiero, quello che Irvine, Barrichello o Massa sono stati per Schumacher. E d'altra parte non è un mistero che tra i suggeritori occulti della Ferrari di ci sia Nicholas Todt, manager di Leclerc e figlio di tanto padre.
Se Leclerc non vincerà il Mondiale 2020, la prossima stagione la Ferrari non avrà un campione del mondo in carica in squadra come non succedeva dal 2007, anno in cui Raikkonen vinse subito il
campionato. Quasi un ritorno all'antica, come ai tempi di Enzo Ferrari che preferiva costruirsi in casa i campioni e non ingaggiare quelli già affermati. Una scelta pericolosa, ma anche coraggiosa. Speriamo non sbagliata.
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