Il Cio salva Mosca e anche se stesso

Il comitato non bandisce la Russia: decideranno le federazioni. Bach: "Protetti gli atleti"

Il Cio salva Mosca e anche se stesso

Il Cio decide di non decidere. O meglio, non esclude la Russia ma non si assume la responsabilità di decidere. D'altronde il Comitato olimpico internazionale sa che una scelta ardua come quella di escludere un'intera nazione da un'Olimpiade è pur sempre una presa di posizione affatto semplice da dover prendere, oltretutto a meno di due settimane dalla cerimonia d'apertura a Rio.

Sta di fatto che lo scacco matto ai danni dei russi non è arrivato, anzi la partita è ancora in pieno svolgimento ed è difficile vedere nuovi colpi di scena. Le sorti del gioco passano nelle mani delle federazioni internazionali, che avranno il compito di stabilire, in tempi celeri, se escludere dalle diverse discipline olimpiche gli atleti del colosso sovietico. "Una decisione che forse non piace a tutti ma ormai è stata presa" commenta il presidente del Cio Thomas Bach.

In seguito al ricorso dei 68 rappresentanti dell'atletica leggera russa respinto dal Tas di Losanna, si pensava che venisse applicata la "responsabilità collettiva" anche all'intero contingente russo, che avrebbe dovuto pagare per il doping di stato ai Giochi, e non solo, svelato dal rapporto Mclaren della Wada. In effetti, l'Usada e le agenzie antidoping nordamericane spingevano affinché la Russia venisse squalificata. Alla vigilia, queste erano state la parole velenose e di condanna dell'ex presidente della Wada Fahey: "Deve essere esclusa per intero dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro, perché siamo di fronte ad una vicenda di estesa corruzione e non di casi individuali o di un gruppo, né di un singolo sport: è una cospirazione di Stato mossa attraverso il ministero dello Sport, la locale Agenzia antidpoing e i servizi segreti".

Il Comitato olimpico internazionale, invece, ha preferito salvaguardare gli atleti puliti, coloro che stanno tuttora preparando le Olimpiadi e i cui test prelevati regolarmente dalle agenzie antidoping straniere non presentavano riscontri anormali. "Siamo stati guidati dal principio fondamentale della Carta Olimpica ha spiegato Bach -, per cui bisogna distinguere tra responsabilità collettive e individuali. Questa decisione è stata presa per non sanzionare un atleta che non faceva parte di un certo sistema". Oltre a ciò, la nota del Cio annuncia che tutti gli atleti russi già sospesi per doping nel corso della propria carriera non potranno essere selezionati per Rio. Una beffa atroce per Yulia Stepanova, l'ottocentista che per prima aveva denunciato il sistema doping in Russia e che era stata inizialmente ammessa alle Olimpiadi dalla Iaaf, la Federazione internazionale di atletica leggera.

"Frustrante" è il commento del direttore esecutivo dell'Usada, l'agenzia antidoping statunitense, schierata a favore dell'esclusione della Russia dai Giochi. Di sicuro non la vede allo stesso modo il ministro dello sport russo Vitaly Mutko, che ha definito la scelta del Cio "oggettiva, adottata nell'interesse del mondo sportivo e per l'unità della famiglia olimpica": una frase che testimonia ovviamente la vittoria, parziale, di una Russia riconoscente per non essere stata sospesa nonostante lo scandalo doping. A questo punto, al contrario di coloro che hanno già subito in passato delle squalifiche per doping e di coloro i cui nomi sono inseriti nel fascicolo Mclaren, si aprono per i russi le porte di Rio.

"Non c'è il tempo per fare un eventuale ricorso", spiega il presidente del Comitato olimpico di Mosca, Alexander Zhurkov. In questi ultimi giorni, dunque, saranno le federazioni internazionali a stabilire se gli atleti russi, in base ai criteri del Cio, avranno la possibilità di coronare il loro sogno olimpico.

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