"Dopo il coma, tante vite Mi rivedo in Leao e Kvara"

Fuoriclasse di Toro e Milan. Il dramma dell'incidente e la rinascita. È talent scout del Monza che oggi sfida i granata

"Dopo il coma, tante vite Mi rivedo in Leao e Kvara"
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Per ultimo, si era dedicato al miele e ai prodotti della campagna.

Lui che nella dispensa di casa custodisce i frutti delle vittorie sul campo: 1 Coppa Campioni, 1 Supercoppa europea e 3 italiane, ma anche 3 scudetti e un bronzo agli Europei con l'Under 21. Il Milan degli anni Novanta, innanzitutto, ma ancor prima il Torino di Mondonico e della finale di Coppa Uefa persa con l'Ajax.

Gigi Lentini, 55 anni proprio mercoledì 27 marzo, di vite ne ha vissute più di una. A partire da quella che l'ha visto rinascere il 4 agosto 1993, due giorni di coma dopo l'incidente stradale per colpa di un ruotino: una faticosa risalita, personale e sportiva, a distanza di pochi mesi dal trasferimento record dai granata a Milano per quasi 19 miliardi di Lire.

Ex ala di classe e qualità, forza atletica e capelli al vento, oggi Lentini ha iniziato una nuova partita alla ricerca di giovani talenti sui campi del Piemonte, per conto del Monza di Berlusconi e Galliani.

Lentini, perché il Monza?

«Manifestai a Galliani il mio desiderio di tornare a vedere i ragazzini: con lui ho sempre avuto un rapporto bellissimo, di grande complicità. Gliene ho fatte passare tante al Milan, ma penso mi voglia bene. Io gliene voglio. E ho cominciato a fare scouting un paio di anni fa».

La cosa è rimasta a lungo sotto traccia. Ma tutti ricordano il Gigi Lentini da copertina, il George Best italiano

«Sono una persona molto riservata, ho avuto una vita molto chiacchierata mio malgrado. Quando sei sotto i riflettori, tutto viene messo in piazza. Ma io non ho mai amato la baldoria».

Tutto quel successo mediatico fu una distrazione? Ne avesse avuto meno, il calcio le avrebbe dato di più?

«Non lo so, ma alla fine conta quel che fai sul campo. Il resto viene dopo».

Nel suo resto, ha fatto anche il produttore di miele. Perché tornare al calcio?

«La vita da calciatore è stressante, a fine carriera ho cercato la tranquillità, le cose semplici: starmene a casa, giocare a biliardo. Ma dopo una vita nel calcio, non puoi fare tanto altro».

Se dici Torino e Monza, dici anche Patrizio Sala, Radice, Gasbarroni: lei è in quel solco?

«Io per il Monza finora non ho inciso. Ma speriamo di poter fare qualcosa» (sorride).

A Galliani ha già fatto il nome di qualche giovane interessante?

«Qualcuno sì. Ma si deve guardare ai ragazzi a 360 gradi».

Lei ha scelto il Monza per affetto. I dirigenti che affidano incarichi agli ex giocatori lo fanno per riconoscenza o perché ne riconoscono le competenze?

«Il passato è un ottimo biglietto da visita, ti offre più velocemente le opportunità. Ma se non sei in grado, svaniscono con altrettanta fretta. Sarei felice di scovare un ragazzo che possa diventare importante. È bello farlo con le persone di cui hai stima e fiducia. Da parte mia, c'è riconoscenza per Galliani e Berlusconi».

Dalle giovanili è arrivato Palladino: esempio che ai giovani serve dare fiducia?

«Quando uno è bravo, ha bisogno solo del treno che passi. E lui ha colto la possibilità e sta facendo molto bene».

Daniel, figlio del suo ex compagno Paolo Maldini, si è conquistato il Monza: decisivo già con gol e assist. Quanto pesa quel cognome?

«Per il ragazzo, il cognome è stato un vantaggio per le opportunità avute. Ma è anche uno svantaggio, perché chiamandoti Maldini non passi inosservato. Non potrà concedersi di fare a meno di fare bene».

Implementare le seconde squadre aiuterebbe?

«Non so. Una volta ti mandavano a giocare in B o C e facevi un anno di esperienza...».

I tempi cambiano, ma l'accostamento di Lentini è sempre stato a quell'incidente. Le è pesato?

«No, è storia. Dico solo che l'incidente poteva arrivare 3 o 4 anni dopo... Sarebbe stato meglio. Ma siamo comunque qui a parlarne, quindi va bene così».

Il Lentini calciatore, a causa di quell'episodio, quanto ha saputo esprimere del suo reale valore?

«Il 60, forse il 70%. Mi è capitato nel momento di maturità psicofisica, di consapevolezza. Doveva iniziare il calcio vero, invece c'è stato quell'intoppo».

Chi è il Gigi Lentini del calcio di oggi?

«Ce ne sono un paio: Leao e Kvaratskelia hanno caratteristiche simili».

Cosa aveva Lentini più di loro?

«Dopo l'incidente ho perso la memoria» (ride).

E Gigi Lentini, oggi, chi è?

«Una persona tranquilla e serena. Non ho bisogno delle copertine. Mi piace vivere la vita che sto vivendo».

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