Parafrasando Massimiliano Allegri: «Non si è mai visto un dirigente fare gol». Però nel primo incrocio tra Juventus e Napoli dopo l'estate in cui Cristiano Giuntoli ha traslocato dal Vesuvio alla Mole, l'assunto potrebbe avere un fondo di verità. Il Napoli scudettato ha già iniziato a scucirsi il tricolore dopo un terzo di campionato; la Juventus dopo stagioni di processi e condanne dentro e fuori dal campo, è lì a giocarsi la testa della classifica come non le capitava dall'ultimo Cristiano Ronaldo. Bisogna anche ricordare che l'anno scorso i bianconeri tra penalizzazioni inflitte, tolte e poi definitive hanno viaggiato comunque al ritmo Champions. Lungi dal voler trovare un nesso tra Giuntoli e il ribaltamento dei ruoli dopo appena sei mesi, ma sicuramente la figura di un dirigente che mancava da una parte e non c'era dall'altra e ora viceversa ha colmato un vuoto e lasciato una voragine, non può essere coincidenza. «Non si è mai visto un dirigente fare gol», appunto. E nemmeno il monte ingaggi se si vuole rispondere alla narrazione che va ripetendo: la Juventus ha il record del torneo, quindi è da scudetto. Ma c'è un'altra voce economica che non può essere tralasciata: il valore della rosa. Quella del Napoli che risente ancora della «bolla» scudetto è la più ricca, poi completano il podio Inter e Milan. La Juve è quarta, staccata di 160 milioni.
Centosessanta milioni. Che piaccia o no, Allegri va oltre i limiti. Dovrà farlo anche oggi con Walter Mazzarri da San Vincenzo divisa dalla Livorno, dal gabbione di Max, da 66 km. Due allenatori così vicini, così lontani.
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