Una minestra riscaldata diventata rancida. È finita così la seconda esperienza di Cristiano Ronaldo al Manchester United, chiusa ufficialmente ieri con la comunicazione da parte del club della rescissione consensuale del contratto con il portoghese, attualmente impegnato nel Mondiale del Qatar, dove esordirà domani contro il Ghana. In totale il portoghese saluta i Red Devils con 145 gol in 346 presenze.
Il divorzio era nell'aria dopo la lunga intervista concessa da CR7 a Talk TV nella quale aveva sparato a zero contro club, proprietà e allenatore. Ne aveva per tutti il portoghese, dalla famiglia Glazer che non mostra alcun interesse per il Manchester United, al tecnico Ten Hag che non lo rispetta, fino alla dirigenza, priva di empatia nei confronti della tragedia che lo colpì lo scorso aprile quando, durante il parto, morì suo figlio. Parole pesanti che avevano indotto lo United a studiare un'eventuale azione legale contro il giocatore, da tempo sul banco degli imputati per le deludenti prestazioni della passata stagione in un Manchester altrettanto deludente (sesto posto in Premier League, record negativo di punti in campionato dal 1989-90, e quarta stagione consecutiva senza un solo trofeo vinto).
CR7 non era arretrato di un millimetro nemmeno nei giorni successivi, dichiarando di sentirsi «a prova di proiettile» contro qualsiasi azione messa in atto dal club.
La cui prima mossa è stata quella di comunicargli di non presentarsi al centro di allenamento di Carrington una volta terminato il Mondiale. Sembrava l'inizio di una battaglia destinata a protrarsi per mesi, invece le parti hanno deciso, un po' a sorpresa, di chiudere la vicenda. Ognuno per la sua strada, tutti infelici e contenti.
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