«Non posso mentire a me stesso». Se è vero che il tennis è un'ossessione, come dice Jannik Sinner, pensate al tormento di Rafa Nadal, costretto ancora una volta a rinunciare ancor prima di provare: «Non mi sento pronto, non posso giocare a Indian Wells, è un grande dispiacere». Mettetevi nei panni di chi il tennis l'ha dominato per anni, chi per il tennis si è distrutto il fisico, chi il tennis ancora lo ama alla follia e non riesce ad accettare il crepuscolo di un Dio. È difficile, è doloroso dire basta. Ma poi il momento arriva. «Spero di uscire indenne da questo torneo» aveva detto lo spagnolo alla vigilia del suo rientro, perché dopo Brisbane si era dovuto ancora fare da parte prima degli Australian Open, perché dopo mesi di preparazione il suo corpo ancora si ribellava alla testa. E si sa che nella fase della vecchiaia, che sia sportiva o di vita, le due cose viaggiano su binari diversi. E così, ecco, ancora una volta la domanda se davvero lo rivedremo ancora, sapendo che lui punta al Roland Garros, inteso come Open di Francia ma anche come Olimpiadi, per sigillare sull'amata terra rossa la sua carriera fantastica. C'è chi è scettico come Paolo Bertolucci, per cui «mi sa che siamo alla fine», c'è chi spera come lo stesso Rafa, che non si dà per vinto («ormai vivo alla giornata, non posso dire se e quando mi ritirerò»), ma comunque anche questa volta ammette: «Non è una decisione facile. Ma non sono pronto a competere ad alti livelli».
È questa l'ossessione che ti lascia senza fiato, e ha anche l'altra faccia della medaglia proprio in Jannik Sinner, uno che la strada di Rafa ha appena cominciato a percorrerla. È l'altra storia di Indian Wells, nella notte (nostra) in cui esordirà contro Kokkinakis, e di sicuro in questo caso con un umore ben diverso: «Dopo aver vinto a Melbourne mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di grande: non immaginavo che sarei diventato così bravo. Credo sia normale pensarci, e nonostante io viva poco sui social e non sia in Italia praticamente mai, ho sentito e continuo a sentire un incredibile affetto.
Sono felice di questo, però la cosa più importante per me è continuare a lavorare: sono ossessionato dal lavoro, se non lavoro e non mi alleno sto male». Non è certo lo stesso dolore, ma alla fine è lo stesso sentimento con cui Nadal può passare il testimone a Sinner. Ci riuscirà, alla fine, come è sempre stato e sempre sarà nel tennis, nello sport e nella vita.
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