Il ct: "Basta, me ne vado" Abete: "Vengo anch'io"

Prandelli: "Il mio progetto è fallito, ma lascio anche per l'accusa di rubare soldi". Il presidente: "Decisione irrevocabile, l'avevo già presa prima del mondiale"

Italia fuori dal mondiale al primo turno per la seconda edizione di fila e con due soli gol all'attivo, non accadeva da 48 anni. E dal 1978 non perdevamo due partite consecutive nel torneo iridato. Il fischio finale del contestatissimo messicano Rodriguez che sancisce la fine dell'avventura azzurra al Mondiale provoca un vero e proprio terremoto. Si dimette Cesare Prandelli, decisione che era nell'aria e che sarebbe diventata certa con un nuovo ko. Si dimette un po' più a sorpresa e forse con un ritardo di 4 anni il presidente federale Giancarlo Abete, atto forse meno prevedibile ma figlio di una situazione non florida del nostro calcio e anche di un braccio di ferro continuo tra il numero uno del football italiano e il capo del nostro sport Giovanni Malagò.
Il sorriso ironico stampato in volto alla fine della partita di Natal è già il segnale di resa. «Mi assumo tutte le responsabilità del progetto tecnico», il commento a caldo dell'ormai ex ct azzurro. Che nella pancia dell'Arena Das Dunas di Natal le annuncia ai vertici federali, ricevendo poi la notizia di quelle del presidente Abete. Si presentano entrambi nell'angusta sala stampa per spiegare le loro ragioni.
«Io ho scelto dei giocatori, io pago queste scelte, non è stato un progetto tecnico vincente», la motivazione tecnica di Prandelli. Chiaro il riferimento a Balotelli, l'unico a correre nel pullman mentre tutti gli altri attendono il ct negli spogliatoi per salutarlo. «Dove abbiamo perso il Mondiale? Sicuramente nella partita con il Costa Rica, lì potevamo e dovevamo fare di più - continua il commissario tecnico azzurro -. Il progetto tecnico ha funzionato contro l'Inghilterra, non con le altre, a certi livelli conta non solo la tecnica ma anche la fisicità. Era difficile trovare il modo di giocare con più sprint, anche l'Uruguay ha subito il nostro palleggio, ma quando ripartiva aveva una velocità incredibile». Ma sono anche dimissioni di pancia quelle di Prandelli e lo dimostrano le successive dichiarazioni. «Da quando ho firmato il rinnovo del contratto, sono partiti attacchi come fossimo un partito politico: non voglio essere additato come quello che ruba i soldi dei contribuenti, io non ho mai rubato e pago le tasse regolarmente», la considerazione amara dell'ex tecnico di Roma e Fiorentina. In secondo piano passa anche il giudizio sull'arbitro: «Assurdo rimanere in dieci in una gara così, non ci sono stati falli cattivi, l'arbitro l'ha rovinata ma non può essere un alibi».
Al suo fianco scalpita il presidente Abete. Anche lui annuncia dimissioni irrevocabili. «Le avevo già decise a prescindere dal risultato del nostro Mondiale e lo dico con grande onestà intellettuale, non perché senta una particolare responsabilità per i risultati conseguiti - l'incipit del numero uno del calcio italiano -. L'obiettivo è favorire un livello di riflessione sulle strategie future della federazione che ho servito per tanti anni. Manterrò i miei incarichi in Uefa e Coni, ma voglio liberare e tutelare la federazione dalle critiche che mi vengono rivolte in quanto vertice federale. Convocherò un consiglio federale tra venerdì e lunedì nel quale comunicherò la mia decisione.

Ho detto anche al ct che spero ritiri le sue, perché penso che al di là del risultato, che amareggia tutti quanti noi, sia stato fatto il possibile per i livelli di competitività che il nostro calcio ha attualmente». Vertici della Figc azzerati, dunque, considerando anche le dimissioni di Demetrio Albertini prima del Mondiale. Con la speranza di un rinnovamento che sta coinvolgendo tutto il paese.

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