Doveva essere il derby di Icardi e Kalinic, di Suso e Perisic. Invece lo ha deciso un ragazzino che farà vent’anni l’anno prossimo, anzi il tre gennaio, tra pochissimi giorni, e che fino a sei mesi fa era famoso solo tra gli amici e i compagni di scuola. Milan-Inter ha questo di bello che dà luce a chi vive nel buio, che fa grande chi è piccolo e popolare chi è sconosciuto. Basta un gol nel derby e la Storia è tua, non esci più dalla memoria dei tifosi anche se magari quello sarà l’unico lampo della tua carriera. A Giuseppe Minaudo andò così. Mariolino Corso, l’allenatore dell’Inter di quel 6 aprile del 1986, lo manda in campo all’inizio del secondo tempo al posto di Marangon: è il primo derby di Berlusconi presidente, il risultato è zero a zero, nella difesa del Milan ci sono Tassotti, Maldini e Baresi. Per Minaudo, che ha 19 anni anche lui, è il debutto. E a 13 minuti dalla fine decide lui il derby, infilando la rete in mischia dopo calcio di punizione di Fanna. Fu l’inizio e, in un certo senso la fine, della sua carriera: giocò a Udine, Bergamo, Torino, ma quel giorno restò irripetibile. Non è un ragazzino, ma un Carneade invece Andrea Seno che battezza il primo derby di Massimo Moratti presidente il sabato di Pasqua del 1995. Il Milan è una corazzata, è campione in carica e andrà in finale di Champions League (sarà sconfitto dall’Ajax). Ma il derby è una partita lunare, che fa campionato a sè, e il Milan crolla. L’Inter vince tre a uno e le danze le apre proprio Seno che pur di giocare disubbidisce a Moratti: “Il presidente era venuto nello spogliatoio prima della partita, aveva visto il ginocchio gonfio e mi aveva detto: così non puoi giocare. Invece sono andato in campo: è stata la serata più bella della mia vita”. Dopo ci fu Bologna e Padova e nulla più. Ma nessuno si è dimenticato di lui.È così dalla notte dei tempi. Persino il primo derby di campionato, il secondo in assoluto, lo decise uno sconosciuto: il 10 gennaio 1909 il Milan vince 3-2 e il gol decisivo lo segna l’italiano di passaporto svizzero Max Laich. Cinque mesi dopo si rompe il ginocchio e chiude la carriera. Contro l’Inter. Non gioca più e diventa arbitro.A segnare nel derby sono ragazzini, carneadi ma anche bidoni veri. Come Bibiano Zapirain, uruguaiano, comprato non si è mai capito perchè dall’Inter del dopoguerra: spacciato come fenomeno si rivela un disastro epocale. Il 2 novembre 1947 è lui però a pareggiare il gol di Annovazzi. Finisce 3-2 per il Milan. Per Zapirain, che poi sparirà nel nulla, l’unico lampo della carriera. Così come mezzo secolo dopo, l’11 maggio 2001, il venerdì nero nerazzurro, è una doppietta a fare di Gianni Comandini l’hombre del partido nello tsunami, sei a zero, con cui il Milan di Cesare Maldini travolge l’Inter di Marco Tardelli. Comandini gioca ancora quattro anni in giro per l’Italia, ma a 28 anni decide di mollare il calcio. Basta e avanza quella notte di gloria. Anche nel 4-2 successivo con cui il Milan di Terim fa fuori l’Inter di Cuper c’è uno sconosciuto, Cosmin Contra, che segna un incredibile terzo gol e poi fa perdere le sue tracce.
Ingoiato dall’anonimato anche Ezequeiel Schelotto, acquisto di gennaio dell’Inter 2013 e utile solo per realizzare il gol del pareggio, l’unico segnato con l’Inter di Stramaccioni, dopo il vantaggio di El Shaarawy. Ma per Cutrone non sarà così. Il derby non segna solo la fine gloriosa degli sconosciuti ma l’inizio del cammino di un campione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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