
Oltre la sconfitta di Bologna, amara e beffarda per come maturata, ma non per questo tecnicamente immotivata, esiste il rischio che l'Inter possa sciogliersi nel momento più importante della stagione? I primi indizi arriveranno già dal derby di domani sera, ma quelli più importanti li avremo sabato a San Siro contro la Roma e più ancora la prossima settimana in casa del Barcellona (già certo di non avere Lewandowski).
Il lavoro di Inzaghi non è semplice. La squadra è stanca, si vede, si è visto a Bologna, e la confessione a cuore aperto di Barella l'ha confermato. «Dobbiamo dare tutto quello che abbiamo, trovando energie anche quando non ci sono». Quella di domani sera sarà la 51esima partita stagionale dell'Inter, certo non la più importante, nonostante sia un derby, il quinto di stagione e l'Inter non ne abbia vinto nessuno dei primi 4. Vale molto anche per questo, anche se la finale di Coppa Italia finirebbe poi per appesantire oltremodo la volata scudetto, essendo già prevista in calendario per mercoledì 14 maggio, cioè fra la trasferta in casa del Torino e la partita di San Siro con la Lazio, penultimo turno di campionato. Uscire contro il Milan troverebbe quindi una motivazione consolatoria, ma aprirebbe nuove crepe nelle certezze dei campioni d'Italia in carica.
La stanchezza si somma al rischio di infortuni, l'assenza di Thuram è grave perché priva la squadra di un giocatore dalle caratteristiche uniche. Un conto è rinunciarci per scelta, per ottimizzare le risorse, ruotandole, un altro è non poterle proprio utilizzare. Come Dumfries e Zielinski, fuori ormai da oltre un mese. Poi ci sono le squalifiche. Sabato, Inzaghi non potrà utilizzare Bastoni e Mkhitaryan, ammoniti a Bologna, per cui giocheranno domani nel derby, quando invece avrebbero riposato.
Comprensibile il nervosismo che ha travolto la squadra dopo la sconfitta di Bologna, maturata con l'11esimo gol subìto nell'ultimo quarto d'ora di partita (su 32 complessivi, più di un terzo). Anche a Napoli, nello scontro diretto, i nerazzurri avevano subito il gol del pareggio a pochi istanti dal traguardo. E così all'andata contro la Juventus a San Siro, per non dire di quello di Gabbia allo scadere, costato la sconfitta nel derby di andata. Emblematica l'immagine dell'arbitro circondato da mezza Inter a fine partita. «La penultima rimessa laterale è stata battuta in modo irregolare», ha denunciato Inzaghi e l'attenzione generale è andata su quelle parole, mentre è stata più sfumata quella riservata al suo «siamo andati in due su quell'ultimo pallone, che invece si poteva rinviare molto meglio», riferito al maldestro colpo di testa di Bisseck, che ha finito per liberare il sinistro di Orsolini.
Perché anche Inzaghi sa che l'Inter ha perso più per i suoi errori che per la rimessa in gioco irregolare. Il difficile arriva adesso, continuare a gestire il triplo impegno, sapendo che nell'ultimo mese ogni errore può costare un traguardo. Il calendario sembra sorridere al Napoli, che però evidentemente le squadre più forti le ha incontrate prima, ma il vero ostacolo restano gli impegni nelle coppe.
Il Napoli, per dire, al netto delle nocive polemiche di Antonio Conte, ha festeggiato Pasqua e poi il ritrovato primo posto in classifica e ora ha una settimana per preparare la partita casalinga contro il Torino. Quando la giocherà (domenica alle 20.
45), l'Inter avrà già disputato una semifinale di Coppa Italia, una dura partita di campionato contro un rivale (la Roma) che insegue ancora l'Europa e avrà già fatto il primo allenamento verso il Barcellona. La differenza fra provare a vincere tutto e non riuscire a vincere nulla sta nel sapere gestire questi non semplicissimi passaggi.
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