Derby d'Europa, Germania di casa

La comunità tedesca è la quarta in Brasile. Ma un attacco di influenza mette in crisi la squadra: Muller a riposo

Thomas Müller
Thomas Müller

Nostro inviato a Rio de Janeiro

Persino Goldman Sachs, la banca d'affari che ha schierato il suo ufficio studi per i pronostici dei mondiali sbagliandone la metà, aveva indovinato il quarto di finale di oggi, alle ore 13 locali (18 in Italia), al Maracanà di Rio de Janeiro: Francia-Germania. Un classico, avendo entrambe vinto la Coppa. Anche se i transalpini solo quella in casa loro del '98; mentre tre sono quelle dei tedeschi (due da occidentali, '54 e '74; una da riunificati, nel '90). Il primo serio derby europeo di questi mondiali non scalda più di tanto le strade di Rio. Oggi gioca anche il Brasile, con la Colombia alle 17 (22 in Italia), dunque c'è poco da preoccuparsi per le altre due. «Giochino pure, vinca il migliore, noi abbiamo altro a cui pensare» dicono i carioca. Francia o Alemagna (come si chiama qui la Germania, con il termine medievale) fa lo stesso, per la semifinale di martedì a Belo Horizonte. L'arbitraggio, affidato al signor Nestor Pitana, argentino, completa la poca empatia per la sfida di oggi. Gli unici a manifestare un po' di interesse sono stati ieri sera i bambini della favela Rocinha, una delle più grandi del Brasile, che si arrampica sulle montagne dietro all'hotel Sheraton che ospita i galletti, scesi giù per respirare un po' d'aria di Coppa, di ricchi e di famosi.

In verità in Brasile la nazionale francese piace poco-niente. Per i verdeoro è un po' la bestia nera, avendo eliminato la Selecao sia nei quarti dell'86, ai rigori; sia in quelli del 2006; per non parlare della finale del '98, l'unica persa tra le 6 giocate dai verdeoro. Diversa e pure bizzarra la storia con la Germania: le due nazionali che hanno giocato più partite ai mondiali e disputato più finali (addirittura 7 i tedeschi), si sono incontrate una sola volta, in quella del 2002. E ha vinto il Brasile. E poi i tedeschi qui son di casa: la comunità di origine germanica è presente da 180 anni ed la quarta nel Paese, dopo portoghesi, italiani e spagnoli. Seconda solo agli italiani a San Paolo e negli stati del Sud. Tanto che esiste anche un dialetto, misto di tedesco, portoghese, che si parla ancora al sud, un po' come l'Afrikaans in Sud Africa. Per questo all'uscita di Muller e compagni dallo Windsor della Barra da Tijuca, ieri dopo pranzo, si è concentrata una massa di 200-250 tifosi tedeschi, a fare una bella confusione. Rio uber alles.

La sfida di oggi è comunque tra una nazionale favorita fissa, la Germania, e una mezza miracolata (qualificazione acciuffata per un pelo nello spareggio con l'Ucraina) e pure aiutata dalle regole del sorteggio dei gironi cambiate all'ultimo momento per favorire - è parso lampante - Platini e il suo ct protetto, Didier Deschamps. É un fatto che la Francia si è poi trovata una strada abbastanza spianata verso questo quarto di finale. A far salire la tensione ci ha provato ieri Oliver Kahn, ex portierone tedesco, dichiarando in una intervista che i galletti «sono pieni di punti deboli: Contro la Nigeria si sono visti: centrocampo troppo impegnato a sostenere invano Benzema e difesa fragile, contro la quale si generano sempre molte occasioni». Deschamps invece - oltre a far parlare i numeri che lo vogliono "invitto" in partite di Coppa del Mondo sia da giocatore, nel '98; sia da ct, adesso, - ha detto che «i quarti sono un bel risultato, ma non è il traguardo finale. Non siamo venuti a Rio per una passeggiata».

L'ultimo allenamento ieri al Maracanà per entrambe. Francia alle 13, a sperimentare il gran caldo previsto per oggi a quest'ora (29-30 gradi). Protagonista più atteso: Pogba. Dubbio da sciogliere: la spalla di Benzema, se confermare Giroud o dare fiducia a Griezmann, la cui vivacità ha sbloccato la partita con la Nigeria.

La Germania è andata in campo subito dopo, con il ct Joachim Loew molto attaccato dopo la gara con l'Algeria e per di più in ansia per un'epidemia di influenza che ha costretto Muller a un giorno di riposo. A occhio, nella sfida con Deschamps, è lui quello che ha tutto da perdere.

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