Åre Loro forse non lo sanno, in storia dello sci non sono ferratissimi. Loro non sanno che la storia li aspetta al varco, per essere riscritta, aggiornando numeri antichi, nomi leggendari e immagini in bianco e nero che oggi fanno sorridere. Zeno Colò vi dice qualcosa questo nome? Abetonese, classe 1920, morto ancora giovane per un tumore al polmone di cui si era fatto un baffo continuando a fumare decine di sigarette al giorno. È lui l'unico italiano ad aver vinto un titolo mondiale in discesa, per ben due volte, nel 1950 ad Aspen e due anni dopo a Oslo, quando l'Olimpiade valeva anche come campionato del mondo. Da allora cinque medaglie, con Peter Runggaldier nel 1991, Kristian Ghedina nel 1996 e 1997, Christof Innerhofer nel 2011 e Dominik Paris nel 2013, mai però del colore più luccicante, del metallo più prezioso. Ed eccoli ancora qui Inner e Paris, sono loro oggi a poter riscrivere la storia della discesa italiana.
Åre o mai più? Non scherziamo, chiaro che il momento è magico per la velocità azzurra, chiaro che la forma attuale di Dominik e Christof (ieri primo e quarto tempo nella mini prova di appena cinquanta secondi disputata fra le due manche della combinata donne) incoraggia a sognare in grande, ma guai a dimenticare di che sport stiamo parlando e soprattutto in che luogo si svolgono le gare di questo mondiale. Le nuvole ballerine hanno azzoppato la pista, mai provata dalla cima e quindi ridotta ad una discesa sprint di poco più di un minuto. Il minimo errore si pagherà a caro prezzo, ma che importa? «Sarà così per tutti, si finirà molto vicini, a centesimi, avremo meno spazio per fare la differenza, ma anche per sbagliare» dice tranquillo Inner. «Dare il massimo e non sbagliare, questo l'obiettivo: una gara è una gara di qualsiasi lunghezza sia, sarà importante restare concentrati» aggiunge Paris che ieri ha sciato meglio di tutti nel tratto più difficile, lo stesso dove aveva fatto la differenza in superG. «Sì, ho azzeccato le linee, spero di ripetermi, ma a mio parere è una discesa che gira troppo. Vedo favoriti almeno dieci atleti, quelli che partiranno con i numeri dispari. Lì in mezzo ci siamo anche noi».
La speranza è che le condizioni di visibilità siano uguali per tutti. Paris ha vinto il superG scendendo al buio, perché quando è uscito il sole in partenza c'erano atleti nettamente meno forti di lui. Ma i nostri sono preparati anche a questo, anche a eventuali attese e rinvii. Sono più tranquilli di chi gli sta attorno, Inner e Domme. Hanno l'esperienza, hanno la pazienza dei discesisti veri, hanno la capacità innata di farsi scivolare tutto addosso e stare concentrati sull'obiettivo. Chiedono a Domme quanto si faccia influenzare dalle cadute e dagli infortuni altrui, quanto la paura lo condizioni nel suo lavoro.
Lui guarda l'interlocutore svedese fisso negli occhi e risponde con una sola parola: nulla. Per oggi le previsioni danno il peggio fra neve, vento e nebbia e non per niente la giuria ha già cancellato dal programma l'ultima prova della discesa femminile.
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