Il giorno dopo il dolore è quasi andato via. Quello fisico, almeno: la frattura a tibia e perone della gamba destra è stata ridotta con un intervento chirurgico alle 2 di notte e gli analgesici hanno fatto il resto. Ma a Valentino Rossi rimane il dolore dell'anima, il dispiacere di vedere sfregiato, oltre a quell'arto già spezzato nel 2010, anche un Mondiale in cui era ancora a -26 punti dalla vetta e che a questo punto potrà concludere solo per onor di firma.
Un'ora sotto i ferri all'ospedale Torrette di Ancona, dove è stato trasferito dopo l'iniziale ricovero a Urbino. Un chiodo intramidollare per rimettere insieme le ossa rotte, due o tre giorni di degenza. Poi sarà subito fisioterapia, a casa o in una struttura specializzata, per 30 o 40 giorni. Per bene che vada potrà provare a risalire su una moto non prima di metà ottobre, che - calendario alla mano - significa saltare sicuramente i Gp di Misano e Aragon e provare il recupero-lampo in vista del trittico orientale: 15 ottobre Giappone, 22 Australia, 29 Malesia. Altrimenti rimarrebbe solo Valencia, ultima gara della stagione il 12 novembre.
Accudito da mamma Stefania, protetto dalla vigilanza che tiene alla larga i curiosi e sommerso dai messaggi d'affetto - tra cui quello dell'ex nemico Biaggi che oggi gli è fratello nella sofferenza («capisco il dolore, mi dispiace per lui e per il suo campionato», ha scritto Max) -, Valentino ha affidato al reparto comunicazione della Yamaha i suoi primi pensieri: «È andata bene, mi sono svegliato e mi sentivo bene. Ringrazio lo staff dell'ospedale di Ancona e in particolare il dottor Pascarella che mi ha operato. Mi spiace davvero per l'incidente. Voglio tornare in moto al più presto e farò del mio meglio perché accada». Ha parlato anche il chirurgo e ha spiegato che «la frattura alla tibia era molto vicina a quella del 2010 ma a differenza di allora non era esposta, mentre il perone era rotto vicino al ginocchio. Il fatto che a spezzarsi sia stata la stessa gamba non è una cosa particolarmente grave, si tratta di storie cliniche differenti».
D'accordo, è solo una gamba rotta e Rossi non fa neanche il calciatore, non corre a piedi ma su una motocicletta. Però non giriamoci intorno: essere un pilota di altissimo livello a 38 anni e mezzo è una questione di alchimie, fisiche e mentali, e può bastare un niente per grippare questo ingranaggio miracoloso.
Lui è sotto contratto fino al 2018 e quindi non rischia un «taglio», che avrebbe evitato in ogni caso grazie al seguito che è in grado di catalizzare sulla MotoGp. Però ora dovrà dimostrare di poter tornare quello di sempre, quello che meno di una settimana fa, a Silverstone, era salito sul podio per la 226ª volta in carriera. Non ci voleva, Vale, davvero non ci voleva.
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