Per fortuna Jacobs non vince sempre, sennò penseremmo di avere un campione. In realtà Jacobs ha i titoli, nel senso di successi, di un campione ma è soprattutto un grande atleta: i campioni hanno un'altra dimensione, anche fuori dal campo. Vederlo perdere due gare, eppoi indoor che sono un succedaneo delle prove outdoor, non può preoccupare. Fra l'altro con tempi che rispecchiano quelli di anni passati. Semmai pone tutti in attesa: a qual punto si trova la sua parabola? Ancora in ascesa? In volo controllato? Già in discesa? Basteranno due stagioni per avere risposte, non certo altre due o più gare da qui, per esempio, ai mondiali. L'appuntamento guarda al calendario estivo. E saranno tre i momenti clou: mondiali 2023, europei a Roma nel 2024 e naturalmente Olimpiadi dove non avrà il compito di rivincere l'oro semmai di giocarsi una bella finale. L'atletica è un mondo dove si cade e ci si rialza sempre con fatica, un mondo vastissimo dove sbucano avversari da ogni angolo del pianeta. I 100 metri sono una gara regina anche per la dimensione planetaria: non basta andare forte, bisogna avere una marcia in più per svettare. Poi, certo, qualcuno dirà che il doping è sempre dietro l'angolo e non bisogna lasciarsi abbagliare dalle comete. L'atletica si propone con fascino e difficoltà assolute. Quindi è comprensibile che un atleta forte, ma fragile muscolarmente come Jacobs, non possa sempre tener botta. Gli europei indoor non saranno un banco di prova sulla velocità ritrovata. Solo un'ipotesi di lavoro. Che vinca o che perda. Le gare che contano sono all'aperto, il resto è luna park.
Conterà, invece, rivedere Jacobs correre su tempi da competizione assoluta: se è vero che risale al Golden gala 2020 l'ultima sconfitta contro un italiano (Filippo Tortu), è più importante ricordare che allora corse in 1011 e, nel giro di un anno, scese a 980. Francamente strabiliante. Sarà importante rivederlo spesso sotto i 10 secondi: quello è il limite dove sentir suonare campanelli d'allarme sulla condizione e sul futuro.
Oggi si parla di scarpe nuove alle quali doversi abituare, scarpe che in questa atletica regalano qualcosa in più nei tempi. Però Jacobs può consolarsi: il mondo atletica controlla istinti e critica. Se fosse nel calcio, lo avrebbero già sbranato.
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