I numeri inchiodano il Milan di Paulo Fonseca. Sono spietati nella loro secca sequenza: 5 sconfitte in 12 partite (Champions compresa naturalmente), 11 punti di distacco dalla vetta (con una partita da recuperare), meno 7 rispetto alla marcia non trascendentale del passato torneo e infine il complesso d'inferiorità emerso nelle sfide con il Napoli (perse 4 delle ultime 5 a San Siro). La prova, unita alle assenze numericamente e tecnicamente di gran peso, racconta altro come documentano le parole dello stesso tecnico pronunciate nella notte milanese: «Loro hanno fatto due gol, noi no e di occasioni ne abbiamo create: dispiace perché si sta cominciando a vedere il nuovo gioco». Ecco il punto che divide in parti uguali il mondo Milan: c'è chi apprezza, anche per via degli assenti, il gioco espresso e chi invece ha come riferimento esclusivo soltanto la sconfitta e la posizione in classifica.
Dimenticando altri due argomenti che fanno invece parte centrale della questione Milan: la fragilità difensiva accentuata dalla serata di scarso talento di Maignan e qualche scarabocchio nella fase offensiva giustificata dall'assenza di gente tipo Reijnders, Pulisic. Il capitolo sul portiere francese, un altro dei protagonisti della famosa stagione dello scudetto 2022, si può aprire e chiudere con una semplice osservazione: lo scorso anno Mike (alle prese con un rinnovo contrattuale del quale si sono perse le tracce) fu tormentato dagli infortuni, questa volta è proprio il suo rendimento a provocare qualche mugugno. Non c'è più il preparatore inglese, quindi è una questione di attenzione e di tensione documentata anche da un rischio corso su un cross di Di Lorenzo deviato all'ultimo momento.
Con questo scenario poco esaltante la vicenda che continua a tenere banco dal cooling break di Roma alle puntate successive dev'essere chiusa al più presto in modo definitivo. Ogni riferimento alla seconda esclusione di Leao è indispensabile e non tanto perché poi, entrato in Milan-Napoli, abbia fatto sfracelli. Non è questo il punto, ormai. Fonseca continua a ripetere che con Leao «non c'è nessun caso e nessun problema» e invece la sua esclusione in partenza con le assenze di Pulisic & C. conferma che c'è un giudizio negativo sul contributo del portoghese al recupero palla e all'aiuto dei sodali in difficoltà. Rafa era abituato - da Pioli - a dedicarsi solo alla fase offensiva. Ora deve cambiare registro anche lui se non vuole rimanere nell'isolamento.
Ma è interesse del Milan, di Fonseca e dell'interessato, superare i motivi che gli fanno preferire Okafor (un buon attaccante lo svizzero ma non certo del valore di Leao) e giungere a un chiarimento definitivo altrimenti la questione si trascinerà per settimane e a seconda dei risultati darà una volta ragione a uno e una volta all'escluso. Tra Monza, Real Madrid e Cagliari prima della sosta di novembre bisogna ricucire innanzitutto il rapporto personale tra i due prim'ancora che definire un diverso utilizzo di Leao.
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