Funzionano le minacce Red Bull di addio

I n teoria, oltre alla bandiera gialla, non esistono che pallide argomentazioni a sostegno di una posizione finale della Ferrari decisamente migliore di quella che le estenuanti qualifiche abbiano potuto decretare. E il bilancio è deprimente, perché su una pista come l'Hungaroring, dove tutti la davano favorita e dove Vettel ha vinto un anno fa, l'aspettativa generale era di riscatto dal tracollo di Silverstone. Invece, ecco una nuova e più cocente offesa da parte della Rbr, che è passata dall'1,18% addirittura allo 0,39% dalla pole, a fronte di un semplice ritocco per Maranello, da 1,62 a 1,12%. Così, il primo interrogativo è questo: come è possibile che una macchina, solitamente a debita distanza (fuori causa il Gp di Spagna, per l'eliminazione del duo Hamilton-Rosberg), sia potuta salire quasi in vetta, con un motore Renault-clienti che ha allontanato il propulsore ufficiale fino al 17° posto in classifica? Che razza di portata-benzina le è stata accordata, dopo la minaccia di uscita dalla F1, se è provato che contro le trasgressioni medie di 105-108 kg/h esistono punte di oltre 115 kg/h, per 150 cavalli di aumento di potenza? E poi, le gomme dell'ultima generazione di fabbricazione turca: rientrano nel novero delle carcasse flosce.

Mercedes e Rbr evidentemente ben istruite sui limiti sopportabili, con geometrie e cinematismi influenti. Non così la Ferrari, che in Austria, non molte settimane fa, ha conosciuto un vergognoso dechappage, a parità di Super-Soft. Aspettiamo il verdetto della gara.

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