Quel gesto bello e nobile di Osimhen verso Soulé

Ci voleva un momento di quello sport che raccontiamo sempre (fratellanza, nobiltà di intenti, valori) ma vediamo quasi mai

Quel gesto bello e nobile di Osimhen verso Soulé

Ci voleva un momento di quello sport che raccontiamo sempre (fratellanza, nobiltà di intenti, valori) ma vediamo quasi mai. O, perlomeno, vediamo su una pedana di scherma, non su un campo di pallone dove, invece, si inseguono cialtronerie assortite. Certo, ben assecondate dal pubblico ultras ma non solo: basta dare un'occhiata nelle tribune d'onore. Ecco, d'improvviso è comparsa sul campo la luce di Osimhen che, fino allora, aveva vissuto fatiche e sgomitate: un bel groviglio di piedi e fisiconi che gli avevano impedito l'acuto. Ma qui l'acuto è arrivato in altro modo. Minuto 65, Soulè è a terra, si tiene stretta la coscia, segnale che è arrivato alla fine della partita. Però, chissà quel ragazzino argentino di 20 anni, il cui nome per intero dice Matias Soulè Malvano, deve avergli fatto tenerezza e ,comunque, deve aver preoccupato vederlo così a terra, dopo una partita di coraggiose corse e rincorse. Osimhen non ci ha pensato un attimo, ha bloccato l'azione sua e dei compagni prendendo in mano il pallone, perché il ragazzo avesse soccorso. Lo stadio ha guardato e finalmente ha capito che il fair play, i valori, non sono parole vuote: è partito un lungo applauso, mentre il ragazzino si è apprestato ad uscire dal campo. Non sarà un colpo di spugna per quello stadio che, giorni prima, si era macchiato di ululati desolanti nei confronti di Lukaku.

Però, ieri, è parso che tutti abbiamo intonato un mea culpa e nemmeno conta che il giocatore che lo ha ispirato sia nero di pelle. Osimhen ci ha richiamati all'idea di uno sport meno logorato dai veleni. E chissà non sia servito anche a lui: da quel momento è diventato un diavolo per la difesa juventina.

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