Greg, il nuovo Greg è pronto. Nuovo e più vecchio, forse più saggio, lo scopriremo oggi. Esce dalla piscina della Defense Arena con l'occhio carico di chi non ha lasciato nulla al caso. Nessun calcolo, nessun risparmio, «ho nuotato come se fosse una finale, troppe volte ho perso occasioni facendo lo scemo in batteria». Secondo tempo di batteria, 7'42''48, dietro di 0,41 al pericoloso tunisino Jaouadi Ahmed, secondo dopo essere stato ripreso, varrà il terzo tempo nella finale di stasera. Con lui il tenero Marco De Tullio, debuttante, compagno di allenamento di Simona Quadarella e futuro ingegnere con gli occhi lucidi dopo aver fatto di conto e capito che, sì, sarebbe stato in finale anche lui. Settimo crono, e «ho pianto, e non ci credevo, e l'abbraccio di Greg, tutto meraviglioso».
I segni sul viso di Greg non sono quelli di un pugile ma raccontano mille duelli finiti al gong in un ring colmo d'acqua. Ora che gli anni stanno per diventare trenta e che Tokyo e la mononucleosi sono ricordi tristi e lontani. Perché gli ottocento con il fisico ancora debilitato resteranno per lui la gara della vita e la delusione della vita. Quell'argento sarebbe stato oro, come a Rio nei 1500, se non ci fosse arrivato con il corpo a pezzi, «feci 7'48, lottai con i denti, arriva distrutto...» ricorda. Per questo il nuovo Greg ha l'occhio assassino di chi vuole uccidere il passato e resettare quel che è stato per concentrarsi solo sul presente. «Anche ai mondiali di Fukuoka andò male, però ho sistemato le cose, ho cambiato alimentazione, ho capito che cosa fare». E poi già deciso, sa che sarà l'ultima olimpiade in vasca, che oggi negli otto e domenica nei millecinque dirà addio all'acqua limpida e zeppa di cloro che l'ha accompagnato fin da bambino, fin dai thermos che mamma Lorena gli preparava in quei pranzi al volo consumati sull'auto nel tragitto dalla scuola alla piscina, ogni giorno, ogni giorno. Solo la medaglia, stasera poco dopo le 21, quando ne uscirà, potrà impedirgli di guardarsi indietro e salutare con gli occhi la vasca dietro lui. Sarà come quando si lascia una casa in cui si è vissuti bene, intrisa di ricordi che riempiono il cuore, quando si arriva alla porta e ci si gira per sbirciare una volta mentre la richiudiamo dietro noi. L'ultima volta per Greg sarà domenica prossima.
Da quel giorno in poi, solo acque libere. Si spera non lerce come quelle della Senna. «Alla fine credo che si gareggerà lì nella 10 di fondo» dice «mi sarei aspettato un'organizzazione migliore a un'olimpiade, non sappiamo se l'acqua è fredda, com'è la corrente...» si interrompe, pausa, forse disgusto, «... e poi è sporca. Sono preoccupato sia per la gara che per la salute. Ma una cosa alla volta, parliamo di piscine adesso». E le batterie dicono che due suoi grandi rivali non saranno in finale: eliminati il tedesco Wellbrock e l'ucraino Romanchuk. Dovrà guardarsi dal solito irlandese Daniel Wiffen, in corsia 4 con 7'4153, miglior crono, e dal tunisino Jaoaudi. Per questo «ho affrontato la batteria come una finale, cosa mai fatta prima, ci ho provato adesso a 30 anni, perché ci sono tutti i migliori qui, come nella gara di Martinenghi.
Tete ha fatto qualcosa di incredibile, e ne vado fiero come capitano e come italiano: siamo una squadra fortissima, con lui c'erano Peaty, il cinese Qin, Fink e Kamminga, tutta gente che è nella top ten all time. Tete ha dato a tutti una carica bestiale».
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