Guarita la pareggite Marchisio centravanti e la Juve trova i gol

Il destino in Europa legato alle ultime due sfide: obbligata a fare 4 punti con i Blues e in Ucraina

nostro inviato a Torino

Il destino ha riservato alla Juve una sfida da re: ora se la veda con il Chelsea (20 novembre), la squadra campione: coppa in casa e un piede posato sulla storia di questa Champions. Dentro o fuori? Questo è il bello dell'avventura anche per la Juve, adesso che ha ritrovato in Europa vittoria e gol, quattro ma potevano essere il doppio. Un successo che mancava dall'agosto 2010 (gol di Del Piero in Europa league). Se poi guardiamo alla Champions bisogna risalire a tre anni fa: novembre 2009, rete in trasferta di Camoranesi al Maccabi. La notte dei tempi che ora va a ricongiungersi con quel che sarà il gran galà con gli inglesi. Sarà dura, ma sarà bello, con l'obbligo di conquistare almeno 4 punti nelle prossime due sfide con Blues e ucraini (e quindi a battere o i campioni d'Europa o lo Shaktar per passare agli ottavi).

Comunque vada il destino è ancora nelle mani e nei piedi bianconeri. Anzi, meglio affidarsi ai piedi di Marchisio, ragazzo spazzola e centravanti ad honorem di questa squadra. Lo ha dimostrato ieri sera, pizzicato dall'umidiccio dello stadio che invitava a correre veloce e determinato, esaltato da un pubblico (31mila paganti) che vede in lui lo juventino più duro e puro, e agevolato dalla difesa dei danesi che, evidentemente, non avevano studiato bene la materia nella partita d'andata.

I danesi sono tornati alla caccia al salmone, tutt'altra cosa rispetto all'andata: lenti, noiosi, difensivamente morbidosi. Sembravano venuti a Torino per turismo e magari qualche acquisto prenatalizio. La Juve li ha riempiti di gol e di brividi. Se tanto può bastare.

Buon per i bianconeri che si sono scrollati subito i fastidi della sconfitta con l'Inter, hanno giocato con vigore e con «spensieratezza» tecnico-tattica. Si può dire visto che non c'è di mezzo Stramaccioni. Juve concreta e anche sprecona, se è vero che nel primo tempo ha realizzato tre gol, colpito una traversa con il disperato Matri (non solo Conte, anche il destino gli complica la vita) e sprecato almeno tre quattro occasioni da via del gol.

Marchisio su tutti: pronti via e si infila in area, dopo sei minuti, fulminando avversari e portiere per il suo primo gol in Champions. Poi ci riprova un paio di volte bucando d'un niente la seconda rete personale. Chissà, forse converrebbe che la Juve affidasse a lui il ruolo del centravanti da qui a «top player» conquistato sul mercato: forte, scattante, tempista. Nemmeno il Principino avesse provato la parte in altra vita. Giovinco è il solito topolino che tante volte schiacci con un piede e qualche volta ti sfugge: la rete del 3-0, rifinita da un tiro ad effetto, è sempre quella inutile (quarta della stagione). Prima aveva definitivamente assestato il risultato Vidal, che ha sfruttato una distrazione difensiva di Lorentzen per infilarsi in scivolata su una palla destinata al portiere. Juve che ancora una volta conquista punti e credibilità affidandosi al centrocampo di ferro: Pirlo ha servito palloni importanti, Marchisio e il cileno hanno devastato avversari e area di rigore, provandoci più di tutti in entrambi i tempi.

Solita Juve, direte. Sì, ma questa volta serviva una prova di forza, un pugno da restituire al mondo dopo il ko con l'Inter. Sono stati pugni o ceffoni, fate voi. Ma la Juve è stata solida e attenta, Isla meno corridore di Lichtsteiner ma forse più tattico. Pogba è entrato nella ripresa e ha ricordato di essere un'ipotesi di titolare. L'attacco la solita purga. Il povero Matri finirà in depressione, a forza di non trovare la porta (gli sono volate via almeno tre occasioni) e di veder segnare gli altri. Perfino Quagliarella ha infilato la testata giusta per il 4-0.

Alla fine del primo tempo il poveretto ha scalciato quasi il palo per la rabbia dell'ennesimo buco nell'acqua: sono segnali.

Ma è un segnale anche il successo bianconero dopo nove pareggi consecutivi in Europa. Sono passati esattamente 783 giorni dal primo pari con il Lecht Poznam, quando in panca stava Del Neri. Proprio una Juve fa.

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